Sulla prima pagina di Le Monde di martedi' 6 gennaio è pubblicato un articolo di Marc Ferro (storico francese nonché direttore dell' Ecole des hautes études en sciences sociales) sul comunismo in URSS. Prendendo spunto dal dibattito suscitato in Francia dall'uscita del libro Le Livre noir du communisme, lo storico, con intellettuale aria di rimprovero, si chiede perché mai i "benpensanti", invece di reclamare un "Tribunale di Norimberga" che giudichi degli efferati crimini comunisti, non cerchino piuttosto di comprendere cosa mai abbia potuto "trasformare un progetto di giustizia sociale portatore di speranze in un regime criminale".
Su Le Monde diplomatique di gennaio (sempre in prima pagina) un lunghissimo intervento di Giancarlo Zizola (giornalista e scrittore) sulla politica del Vaticano e il significato del viaggio del Papa a Cuba è preceduto da questa introduzione (a cura della redazione del giornale):
"Dal 21 al 25 gennaio, il Papa Giovanni Paolo II si recherà per la prima volta a Cuba. E' un evento politico della massima importanza. In effetti, Fidel Castro considera questa visita una vittoria contro l'ostracismo di cui è vittima il suo regime comunista, anche se egli corre dei rischi maggiori invitando il Pontefice il quale è stato il punto di forza dell'anticomunismo ed uno dei vincitori della guerra fredda. Per la diplomazia vaticana, che dal 1989 ha il fiato grosso, si tratta di trarre profitto dalle sue nuove armi. Per i media, infine, l'incontro dei due ultimi grandi giganti della politica internazionale rappresenta la promessa di uno spettacolo piquant e di un duo di star."
Questi due articoli rendono bene il senso di un secolo che si chiude lasciandosi alle spalle il piu' alto numero di morti ammazzati che la storia ricordi e di un altro che si apre profondamente e minacciosamente segnato dall'inquietante ombra del totalitarismo e dell'intolleranza.
Il comunismo è morto. E' questo un dato che sembra ormai essere pacificamente acquisito. Dunque è morto , definitivamente sconfitto, un regime, un sistema di governo, un'organizzazione sociale che nel corso di settant'anni ha coinvolto la metà della popolazione mondiale ed infervorato gli animi di una buona parte dell'altra metà; ha prodotto decine e decine di milioni di morti; ha affamato centinaia di milioni di persone; ha tolto la libertà e la speranza a miliardi di uomini; ha distrutto le economie e le risorse di decine di paesi; ha causato mostruosi disastri ecologici; ha tenuto per quarant'anni il mondo intero sotto la minaccia della guerra nucleare e dell'annullamento.
Se un extra-terrestre studiasse in sommi capi la storia dell'umanità fino al 1989 ed avesse dinanzi a se questo scenario (per come in realtà è), penserebbe probabilmente che il capitolo piu' nero si stia chiudendo e che con la caduta di questo comunismo il piu' vasto e profondo "processo" di ripensamento e di condanna sconvolgerà tutte le società direttamente ed indirettamente coinvoltevi, un "processo" rispetto al quale quello celebrato nei confronti del Nazismo apparirebbe plausibilmente come un timido rimbrotto.
Al nostro extra-terrestre sfuggirebbe pero' l'imprevedibile epilogo di questo nero capitolo, la tragedia nella tragedia, uno dei paradossi della storia, tra i piu' incresciosi e forieri di prossime tragedie. Il paradosso è che un tale totalitarismo è crollato, eroso dal suo proprio interno, lasciando un deserto di macerie; dalle macerie sono ricicciati verdi e ripuliti germogli della stessa gramigna che, come per tutte le erbe cattive, sono già solidi arbusti. Dalle società occidentali il silenzio. Non solo nessun processo si è celebrato, ma la decennale riflessione del mondo intellettuale dell'Europa continentale tutta (con poche eccezioni) è ormai giunta a distillare le proprie conclusioni che si possono riassumero con il pensiero e le parole del succitato storico francese : non si deve condannare, ma è necessario comprendere perché mai un progetto di giustizia sociale portatore di speranze, si sia trasformato in un regime criminale.
Le idee che sono allla base dei regimi comunisti erano e restano in linea di principio valide ed apprezzabili, poco importa se poi quei regimi si sono rivelati (tutti!) incubi funesti. La responsabilità della tragedia è da attribuire a Stalin (o magari anche a Lenin) che non ha saputo inverare fedelmente i principi marxisti. Non è pensabile che un'idea (o meglio un'ideologia) che ha animato e coinvolto centinaia di milioni di uomini non possegga alcun lato positivo. Essa ha pur sempre rappresentato un "progetto di giustizia portatore di speranze", e quindi in nome di quell'idea o meglio, della nuova interpretazione di quella idea, coloro che ieri erano i paladini del socialismo reale ed i nemici votati del socialfascismo, oggi sono i massimi propugnatori della socialdemocrazia, ossia (a detta loro), dell'unico sistema di governo capace di realizzare quella giustizia sociale che il comunismo ha finito per tradire.
Questa vicenda è quanto mai simile e parallela a quella della chiesa cattolica. La chiesa ha rappresentato ed incarnato nel corso dei secoli il peggiore aspetto della natura umana, la conservazione del potere per il potere, presentandosi sempre come l'unica fonte credibile dell'interpretazione del "verbo", dell' "idea", dell' "ideologia" cristiana. Se nel corso dei secoli essa ha ammazzato milioni di uomini è solo perché ha sbagliato in quel momento ad interpretare il verbo. Ci si pente, ci si mette una pietra sopra, si riabilita qualcuno, si dà una lettura diversa del "verbo", si perfeziona qualche dogma, si aggiusta il tiro e si va avanti nella missione di realizzare quella "giustizia sociale" che é il fine ultimo per raggiungere il quale ogni mezzo è giustificato.
Alla fine del secolo, del millennio, la chiesa e il comunismo (gli ex-comunisti) scoprono di avere molte piu' cose in comune tra di loro che rispetto ai liberali, ai capitalisti, agli Stati Uniti. La nuova crociata della chiesa è quella di combattere le ingiustizie sociali prodotte dal liberismo selvaggio; quella dei nuovi socialdemocratici di organizzare un sistema, uno stato, capaci di mitigare le storture del liberismo selvaggio, di dare un volto umano e sereno al capitalismo sfrenato e di affermare cosi', per una via piu' moderata del comunismo, quell'idea di giustizia sociale portatrice di tante speranze.
L'idea è sempre la stessa, quella di una società pensata a tavolino dove regni la giustizia sociale, dove tutti siano il piu' possibile uguali, l'irrefrenabile propensione ad organizzare, indirizzare, pianificare la vita degli altri.
Il metodo inevitabilmente uno solo, sempre il solito: assumere l'atteggiamento di chi ha ragione, di chi ha la verità rivelata e dunque per questo deve controllare la cultura, eliminare il dissenso, possedere l'unica chiave di interpretazione degli eventi storici; solo attraverso il monopolio della memoria è possibile dominare le coscienze, conquistare, mantenere e perpetrare il potere.
E' questa l'essenza di ogni totalitarismo, quella di essere animati dall'idea di una giustizia sociale e dalla convinzione di doverla inverare nella società, per il bene di tutti. In fondo il nazismo (o il fascismo) aveva alla propria base un'idea di giustizia sociale ed Hitler era convinto di dovere e potere edificare la società del bene e del giusto, al pari di Stalin o del papa.
Mai come oggi, dunque, c'è bisogno di una lega anticomunista, di qualcuno che abbia la convinzione e la forza di lanciare in tempo un grido di allarme, di far comprendere ai tanti indifferenti, ai tanti ignavi che il comunismo non è morto e che anzi è piu' vivo che mai, piu' insidioso perché strisciante, silenzioso, esso stà avvolgendo, sotto la forma e con i rinnovati tentacoli della burocrazia socialdemocratica, l'Europa intera, ed il suo piu' forte alleato è proprio la chiesa cattolica.
Questo è il momento di agire in qualche modo. Lanciamo la lega anticomunista, organizziamo una prima manifestazione contro l'incontro del papa con Fidel Castro, perché non è vero che è l'incontro tra gli ultimi due grandi giganti politici, ma semplicemente un'abile manifestazione di propaganda per ufficializzare agli occhi del mondo la pacificazione tra cattolicesimo e comunismo in nome della comune missione di combettere il liberalismo ed il liberismo "selvaggi". Il papa stringerà la mano di un assassino, i giornali e le televisioni di tutto il mondo (forse con qualche eccezione) ci spiegheranno che in fin dei conti Castro è e rimane un mito, come in fin dei conti le idee comuniste erano e restano giuste, portatrici di speranza.
Quando il fascismo era in procinto di consolidarsi silenziosamente sulla pelle degli italiani ignavi e brava gente, Ernesto Rossi e la "confraternita dei salveminiani" cercavano con le poche forze che avevano a disposizione di destare gli addormentati concittadini con azioni apparentemente insignificanti (come issare sui tralicci che attraversavano l'Arno, ben visibile, un enorme panno con su scritto "Viva l'Italia libera", per destare la curiosità dei fiorentini e far sorgere tra di essi un pur minimo dibattito sulla stuazione di allora). Essi dimostrarono di esserel'unica organizzazione attivamente e convintamente antifascista.
Oggi che un nuovo, ben piu' pericoloso totalitarismo è in procinto di riorganizzarsi, l'unica "confraternita di salvaminiani" che possa opporvisi è rappresentata dal Partito Radicale, dai Radicali, dai veri ed attivi anticomunisti (ed antifascisti ed anticlericali). Organizziamo qualcosa di simile alle azioni di Ernesto Rossi e dei salveminiani, di seriamente "goliardico", come ad esempio (non so ancora esattamente come) far calare dalle impalcature che cingono il Colosseo un enorme panno con su scritto: Comunismo uguale venti milioni di morti. Castro uguale assassino. Papa vergogna, firmato Partito Radicale Transnazionale e Lega anticomunista (magari scritto anche o solo in inglese). Forse qualche media, non solo italiano, ci riprenderà, ed un refolo di libertà spirerà sopra i tanti silenziosi ignavi.