sicuramente il partito radicale e' il partito del metodo e della calendarizzazione - che stiamo cercando di tradurre in inglese, sia come termine che come concetto, per farlo capire ed apprezzare ai nostri amici delle varie ong qui all'onu - ma mi pare proprio che sia anche un partito che pone con forza al centro delle proprie azioni l'idea della "sacralita'" e inviolabilita' dell'individuo e dei suoi diritti naturali.
e' pero significativo che questo scambio di opinioni avvenga in questa conferenza e non in quella che porta il nome del partito radicale, e secondo me il motivo e' che in quella sede si sta scontando un certo ritardo, diciamo cosi', nell'elaborazione del perche' oltre che di nuovi come e quando.
l'idea di stato di per se', e il suo conseguente ruolo, e' il nocciolo della questione, e per chi si fregia di aggettivi transnazionali la questione dovrebbe iniziare ad essere presa in considerazione, sia perche' dalla forma di stato deriva la forma di governo e quindi il governare, sia perche' forse per chi crede nello stato di diritto si dovrebbe iniziare a pensare che il mercato globale potrebbe anche divenire villaggio globale.
ed e' proprio la globalizzazione che cozza con il provocatore di tutti questi testi recenti "il comunismo" e le socialdemocrazie, che con i propri apparati burocratici non riescono ad affrontare nessun tipo di liberta'; ma mentre con quella delle merci stanno cercando di trattare, con quella degli individui non riescono proprio a capire come comportarsi.
La reazione a questo concetto semplice provoca, norme leggi e regole che tentano di restringere e pianificare il piu' possibile qualsiasi attivita' umana, e, con l'intento di amministrare, proibiscono a destra e a manca impedendo il progresso che invece si piccano di voler rappresentare.
le confuse, almeno per me, sorry, riflessioni di paolino mi paiono un drammatico esempio di come si sia rimasti ancorati a idee, e forse anche a un certo tipo di lessico, che mi pare si' presente nella radice di quello che facciamo o che alcuni dicono potrebbe essere possibile fare, ma che sono lontani anni luce dalla pragmaticita' che invece dovrebbe essere il pane quotidiano di chi fa politica nonviolenta e antiproibizionista; la mia solita supponenza, gi
vogliamo la democrazia per la cina?
vogliamo riformare la costituzione italiana?
vogliamo una lingua internazionale?
vogliamo organizzare una disobbedienza fiscale?
vogliamo imparare l'inglese, mannaggia!:)))?
vogliamo legalizzare tutte le droghe? regolamentandole?
vogliamo abolire il carcere?
vogliamo applicare lo statuto del PR e fare del suo preambolo una guida politica?
per tutte queste cose ci vuole certo un congresso, che convocare ora in una fase molto critica come quella che stiamo vivendo in questi giorni potrebbe essere molto molto critico, ma questi spazi di dibattito telematico sono molto preziosi e credo che debbano essere sfruttati per quanto sia possibile pur con tutti i limiti del mezzo.