10 Gennaio 1997
Intervista di Radio Radicale a Paolo Guzzanti de "La Stampa"
"Certo che è difficile dire qualcosa di nuovo e di diverso, perché credo che il servizio pubblico svolto da Radio Radicale corrisponde così bene, così perfettamente all'idea di servizio pubblico, che uno dopo avere tessuto le lodi cosa che volentieri rifaccio insieme a tutti gli altri, del servizio pubblico di Radio Radicale, mi chiedo come tutti a che cosa diavolo serva una RAI servizio così detto "pubblico".
Per cui abbiamo una radio privata di un partito, cioè di una associazione di liberi cittadini che si uniscono insieme, che fornisce un servizio privato pubblico, e una Rai che fornisce un servizio pubblico privato, in genere, non voglio dire "al servizio", ma certamente "al seguito" dei suoi 'padrinati'.
Legittimi, per carità: ci sono delle leggi che hanno stabilito che Sono ben lieto di dire che Radio Radicale è l'espressione del massimo sforzo che in questo paese è stato fatto come servizio pubblico dal punto di vista dell'informazione sul Parlamento.
Se gli italiani sanno quello si dice o si fa in aula normalmente, non nelle grandi eccezionalità, lo deve solo a Radio Radicale.
Quindi questo lo dico con piacere, ma contemporaneamente lo dico con grande dispiacere e con grande amarezza e indignazione, perché avrei voluto vivere in un paese in cui il servizio pubblico fosse garantito dal pubblico, semmai integrato dal privato, quindi che si può dire, viva Radio Radicale, abbasso la Radio del servizio pubblico.
No, direi che la cosa giusta da dire è brava Radio Radicale, mille anni di vita a Radio Radicale, speriamo che possa sempre sopravvivere perché purtroppo è la nostra unica speranza in fatto di informazione, per quel genere di informazione.
L'attività d'aula, di Parlamento, di comizi, non ha bisogno di particolari garanzie, perché la dignità dell'assemblea è l'agorà, è il Parlamento, è il comizio, è l'evento.
Mi sembra che Radio Radicale, e anche le televisioni radicali abbiano dimostrato che è possibilissimo dare tutto e dare soddisfazione a tutti, dare cioè un panorama onesto ed ampio.
Io non credo tanto nei garanti, personalmente, io credo nell'onestà delle persone oneste, nella lealtà quando c'è, che è una merce molto rara, e lo è specialmente in fatto di informazione perché noi purtroppo viviamo, io sono un giornalista e non sono molto contento di dirmi giornalista in Italia, proprio no, noi viviamo in un paese in cui l'informazione a forza di essere garantita à per garanti, supervisori, addirittura abbiamo i presidenti delle Camere che garantiscono, che devono garantire.
I presidenti delle camere in un Paese normale come direbbe D'Alema, solo come tutti gli altri rappresentanti delle istituzioni, rappresentanti politici delle istituzioni, dovrebbero essere costantemente sotto lo sguardo occhiuto e istituzionalmente ostile dei media, delle radio, dei giornali, delle televisioni.