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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Marco - 13 gennaio 1998
DIVERSE VEDUTE

caro antonio mi pare che tu sia l'unico, purtroppo, che segue in tutto il suo svolgersi il dibattito, ma non credo che tra chi scrive ci sia il depositario del verbo radicale, ci sono sfumature piu' o meno marcate, di approcci liberali alla politica (anche se qualche comunista come dario ancora si aggira tra noi:).

le tesi anarco-capitaliste e libertarie spinte (cosi' mi pare tu le abbia chiamate) possono sicuramente, seguendo il metodo liberale del procedere per tentativi, rappresentare il 1000 da chiedere per ottenere il 10, che gia' mi parrebbe un bel successo, ma io credo che siano seriamente la nuova frontiera possibile e, spero, probabile, di un mondo in cui produzione e consumo, con tutto quello che ci passa in mezzo non ha piu' confini netti.

per me, questo e' il discrimine per chi vuole fare politica, dal giardinetto all'onu, tutto e' legato, oggi molto piu' che qualche anno o decennio fa; allora, visto che i radicali hanno sempre avuto l'acume di precedere problemi futuri (anche se non sempre con le migliori proposte..., ma con le piu' adatte per i tempi) mi pare che sull'imminenza della globalizzazione si stia scontando un po' troppo ritardo, e che forse gia' dalle questioni italiane si potrebbe iniziare una lettura globale (un po' come lo sciagurato piano poliennale cappatiano proponeva per il problema immigrati-stato sociale) con relative proposte politiche.

vera sinistra, laici, democratci, liberal-socialisti eccetera, sono espressioni, storie del passato; per muoversi oggi e far muovere il mondo forse c'e' bisogno d'altro e questo altro e' il ritorno - anche se dubito fortemente che nella storia dell'umanita' ci sia mai stato un perido di questo tipo - all'individuo e paradossalmente alle cose piccole e immediate, perche' solo con un rapporto stretto e diretto tra individui che si basi sulla possiblita' per questi di accomodarsi come meglio credono tra di loro, si puo' sperare di modellare un albero di rapporti sempre ampio che coinvolga attori di vario genere - che oggi sono per la maggior parte pubblici.

io credo che questo tipo "modello" puo' far sperare in un mondo piu' giusto, sicuramente in un mondo migliore di questo in mano alle burocrazione e ai dittatori con le bombe atomiche. il libero mercato non e' sicuramente la panacea di tutti i mali, ma dubito fortemente che possa provocare 170 milioni di morti in 100 anni. cercare di fare i soldi crea contrasti, ma porta difficilmente ad ammazzare il proprio vicino di casa perche' e' di un altro colore oppure perche' crede in un altro dio, oppure perche' non la pensa come marx.

 
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