Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
lun 30 giu. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Michele - 13 gennaio 1998
IL TEMPO 8 GENNAIO 1998 PAG.8
PERCHE' I COMUNISTI TACCIONO SU 70 ANNI DI ATROCITA'

di Aldo G. Ricci

Come si spiega il silenzio dei postcomunisti sui circa 100 milioni di morti che nei diversi continenti vanno messi in conto alle stragi perpetrate dal comunismo internazionale nei 70 anni che dividono il 1917 dalla caduta del Muro? A questa domanda cruciale, sollevata da Sandro Viola sulla "Repubblica", ma certo non nuova per i nostri lettori, ha risposto con la consueta chiarezza Ernesto Galli Della Loggia in un editoriale sul "Corriere della sera".

Galli distingue innanzi tutto tra il silenzio degli intellettuali e quello dei politici. I primi tacciono per l'imbarazzo morale di una lunga omertà nei delitti, ma soprattutto per lo smacco di non aver capito in che direzione muovesse la Storia. I secondi tacciono per opportunismo politico, perchè rivisitare 70 anni di atrocità significherebbe giustificare la legittimità storica dell'anticomunismo e quindi di quanti, cristiani e laici, si batterono, in nome della democrazia, per la difesa della tanto vituperata Prima Repubblica e dei suoi legami con l'Occidente, e che oggi, nelle nebbie di una Seconda Repubblica dai confini ancora incerti, vivonon il paradosso di un PDS assurto, sulle ceneri di Tangentopoli, a dispensatore di patenti di democrazia e di moralità politica.

Questa l'analisi di Galli: un'analisi non nuova per i lettori de "Il Tempo", impegnato da sempre nella denuncia dei crimini di tutti i totalitarismi e nella difesa delle poche voci controcorrente, da De Felice a Furet a Nolte, che in questi anni hanno sviluppato una rilettura del nostro secolo al di fuori degli schemi della sinistra, e che per questo sono stati lapidati dai postcomunisti, preoccupati che una vera revisione storica ne compromettesse la legittimazione a presentarsi, ancora una volta, dopo l'ennesima capriola, come depositari esclusivi della marcia verso il nuovo e verso il progresso.

Quello che colpisce nelle "microrevisioni" avallate dal PDS (dalle forbe alla guerra civile) è il loro carattere obbligato, quando la verità prorompe irrefrenabile dagli archivi, e strumentale, perchè l'ultima versione di turno è sempre inserita in un nuovo quadro storico congruente con gli obiettivi del momento, secondo la strategia di sempre, per cui chi "gestisce" la Storia ha un potere aggiuntivo rispetto agli avversari.

Al di là delle intenzioni, quando Violante, sul "Messaggero", si chiede retoricamente perchè "lo spirito di amor patrio e il senso di orgoglio nazionale" siano promossi proprio da un governo nel quale la sinistra è parte rilevante, e risponde che ciò dipende dal fatto che la sinistra ha le sue radici nelle Resistenza, che "è stata combattuta per tutta l'Italia e per tutti gli italiani", e quindi può ora difendere meglio quei valori, non fa un'operazione molto diversa da quella compiuta da Togliatti tanti anni fa, quando proclamò che i comunisti avrebbero sollevato le bandiere nazionali trascinate nel fango dal fascismo, salvo poi trattare sotto banco Istria e la Dalmazia con gli jugoslavi.

Solo le difficoltà di una classe politica assordata dallo sferragliare (più che dal tintinnio) delle manette possono spiegarne l'inerzia

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail