("Repubblica" del 12/1/98)"...basta chiedersi perchè nessun ulema dalle moschee integraliste abbia espresso una condanna delle stragi per capire da dove tragga alimento il fanatismo omicida. Il rifiuto di dirlo e di condannarlo apertamente, accompagnato da richieste d'inchiesta o da inviti alla pacificazione (lasciando sottintendere la legittimazione degli sgozzatori) da parte di governi e personalità politiche occidentali non potevano non suscitare la diffidenza e la protesta di Algeri.
In questo contesto l'iniziativa del nostro ministro degli Esteri per coinvolgere il governo iraniano in un'opera di pacificazione appare quanto meno stravagante, tanto più se accompagnata da un'intevista a Telemontecarlo in cui si esprime la convinzione che, <>.Eppure Lamberto Dini non è uno sprovveduto e non poteva ignorare che il governo di Algeri ha da tempo rotto i rapporti diplomatici con Teheran, accusandola di sovvenzionare e aiutare, in combutta con il regime sudanese, i sanguinari massacratori del Gia.
Per spiegare l'altrimenti inspiegabile iniziativa italiana, azzarderò, quindi, un'altripotesi, suggeritami dalla lontana espereinza personale fatta quando tenevo per l'Eni di Mattei rapporti riservati, durante la guerra d'indipendenza, con la Rsistenza algerina. Ora, se si tiene prsente che qualche tempo fa il gasdotto dell' Eni in Algeria è stato oggetto di un attentato e i rifornimenti all'Italia interrotti per 4 giorni,si può anche immaginare che la maggior disponibilità dimostrata recentemente dal governo iraniano verso l'Occidente abbia indotto Dini a un'apertura verso quest'ultimo, perchè il meglio piazzato per convioncere i terroristi arisparmiare la rete che rifornisce l'Italia.
Intento non biasimevole di diplomazia petrolifera. Solo che questa, proprio perchè contraddice spesso la politica ufficiale, presuppone il massimosegreto e, quando scoperta, la più pronta e sfacciata smentita. Ma se si va in tv?>>.