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Conferenza Rivoluzione liberale
Manfredi Giulio - 17 gennaio 1998
ESSERE ANTICOMUNISTI OGGI: SEGNALAZIONI VARIE.

<> ("La Stampa" del 14/1/98).

Nell'articolo Filippo Ceccarelli analizza da par suo il tentativo di Berlusconi di sfruttare le polemiche sorte attorno al "Livre noir du communisme" a fini interni: "... C'è chi dice che Berlusconi nonlegge volentieri,nel senso che non ha la curiosità nè sente il dovere austero o il piacere gratuito della lettura e della conoscenza. Però, se capisce che un certo libro gli può tornare utile, beh, allora selofa <> daqualcuno e a quel punto sembra che l'abbia addirittura imparato a memoria. Così, evidentemente, con le sue indubbie doti di sensitivo, ieri gli serviva di riaccreditarsi a destra, oppure di infilare una zeppa nel "feeling" tra pds e Fini, o tutte e due le cose. Bene, senza offesa si può dire che in qusto senso è riuscito a vendersi perfino la <>, come la definsce lo stesso Stéphane Courtois nel saggio introduttivo del "Livre"... Con il che Berlusconi ha lanciato un segnale alla sua nicchia di mercato - che daunanno a questa parte lo vedeva così interessa

to aun accordo sule istituzioni con gli eredi dei massacratori di Kulaki. Anche in questo modo, naturalmente, si fa politica. Bisogna accontentarsi. Il Cavaliere è unico, altri non sono migliori di lui. Ma ringraziarlo di questalezione, no. La storia, purtroppo, è ancora una cosa troppo importante per lasciarla ai politici e alle loro improvvisazioni.".

Aggiungo solamente che l'affermazione "con il fascismo l'unico rischio era il carcere" offende la memoria di Giacomo Matteotti ma anche dell'anarchico Schirru (condannato a morte e giustiizato per "aver avuto l'intenzione" di uccidere Mussolini - strano, gli anarchici si ricordano solo quando fanno comodo) ma anche di Nello e Carlo Rosselli, uccisi dai fascisti francesi su "commissione" del regime di Mussolini. E l'elenco potrebbe continuare a lungo...

<>

("Corriere della Sera" del 14/1/98)

E' pubblicato il testo di una lettera che Palmiro Togliatti scrisse il 15 febbraio 1943 a Vincenzo Bianco, responsabile a Mosca per il Pci per il lavoro con i prigionieri di guerra: "Non trovo nulla da dire se molti moriranno".

<("La Stampa" del 16/1/98)

Enzo Bettiza attacca l'anticomunismo "a scoppio ritardato"; occorreva essere anticomunisti venti anni fa, come lo furono "solamente" lui e Montanelli ai tempi de "Il Giornale". Bettiza si scorda di un certo Pannella che per tutti quegli anni continuò a ripetere "Mosca delenda est" e si scorda che essere anticomunisti oggi serve ancora se lo si è veramente e non per finta; per esempio nei confronti del nazional-comunismo di Milosevic.

 
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