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Conferenza Rivoluzione liberale
Poretti Donatella - 22 gennaio 1998
UN PROBLEMA DI DEMOCRAZIA QUELLO DI RADIO RADICALE

IL GIORNALE DEL MATTINO, 11 GENNAIO 1998

di Giovanni Melani

Ed ora "radio radicale" rischia di divenire un vero e proprio ostacoIo per Prodi. Stretto nella necessità di mantenere la parola data a Pannella che lo ha inseguito telefonicamente durante la visita papale ad Assisi ,il capo del governo si trova adesso a studiare una soluzione che tenga conto e delle numerose attestazioni di validita' rilasciate a radio Parlamento da oltre cinquecento tra deputati e senatori, e della normativa di legge che "obbliga" la Rai ad adempiere all'impegno delle dirette allo scadere della attuale convenzione.

Con grande frenesia, ma anche con una certa caoticita' la dirigenza della Rai (i fax a elencanti nelle notturne radiofoniche da Pannella ne sono esempio non smentibile) e' ora chiamata a studiare una soluzione che vada oltre quella a suo tempo proposta di acquisto delle frequenze, ma non di assunzione di altri "impegni". Che e' come dire al gruppo dei giornalisti e dei tecnici di andare ad ingrossare il numero dei disoccupati, disconoscendo cosi' una professionalita' comprovata dall'alto indice di ascolto che, ad esempio ha fatto di "stampa e regime" la rassegna mattutina dal mondo dell'informazione piu' ascoltata. Una proposta, quella dei vertici di viale Mazzini su cui nessun organismo sindacale ha per il momento preso posizione, a tutela di lavoratori che evidentemente non hanno la stessa "pari" dignita' di quelli di altre testate, magari piu' prossime per non dire contigue all'informazione di Palazzo. E che dire poi della economicita' della operazione che avviene con il reperimento di frequenze alle co

ndizioni che il mercato, ovviamente, richiede. Infatti, nella legge Maccanico si prevedeva per l'ente di stato la assegnazione di quelle frequenze che si sarebbero liberate per effetto del riordino del piano di assegnazione. Cosa puntualmente non realizzata, che costringe il consiglio di amministrazione Rai a spendere per queste ben oltre il costo puro della Convenzione in essere, senza contare poi gli oneri di funzionamento. Ma cosa propongono i radicali, che da qualche giorno hanno messo il silenziatore alle libere, e talvolta troppo, spinte voci dei loro radioascoltatori? Una soluzione semplice. Onesta nella sua formulazione che prevede infatti di allungare il tempo della Convenzione fino a che non possa essere indetta una asta pubblica di appalto del servizio. Una soluzione che avra' bisogno di un emendamento alla legge "disusata", ma esistente, che avrebbe anche il pregio di garantire non solo la pluralita' dei partecipanti, ma garantirebbe quella ansia di liberalizzazione del mercato, che tutti nel gov

erno dichiarano di avere come obiettivo prioritario. La decisione non puo' essere ulteriormente rinviata, ne sa qualcosa il sottosegretario Vita che sulla vicenda gioca molto del suo prestigio personale. Prevarranno le logiche del rispetto della Legge, anche se limitata non solo sul punto in contendere? Se si', una bruttissima figura antidemocratica sara' una "medaglietta" per tutti coloro che ne saranno protagonisti.

Una patacchetta che i soliti aficionados "libertari e liberisti" sicuramente assegneranno uniti in questa disistima a coloro che nell'appuntamento con questa radio parlata, senza mai pubblicita', che non media il messaggio, ma lo propone, anche se, talvolta nella sua antipatica grudezza, si riconoscono in un esercizio reciproco, di liberta'. Eliminare, perche' di questo si tratterebbe, radio radicale, non sarebbe un'azione liberticida, ma un errore che in politica e' sempre peggio di un gesto estremo verso la persona.

 
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