"Stragi decise in Usa, Rumor sapeva". Per piazza Fontana e Brescia chiesta anche l'incriminazione di un militare americanodi Paolo Biondani, Corriere della sera 11-2-1998 (www.rcs.it/corriere)
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MILANO - La cellula milanese e veneta di Ordine Nuovo (quella di Freda e Ventura, ma anche di Maggi, Zorzi e Rognoni) che mette le bombe sognando il golpe, risultando "direttamente responsabile" della strage di piazza Fontana e "molto probabilmente" di quella di Brescia. I neofascisti romani di Avanguardia nazionale che collaborano "agli attentati minori del 12 dicembre 1969". L'Ufficio Affari Riservati del ministero degli Interni (l'attuale Sisde) che "recluta" terroristi di destra e intanto costruisce la "falsa pista anarchica", con un ruolo forse "organizzativo". L'altro servizio, il Sid, che invece "interviene in una fase successiva", facendo scappare i ricercati (Giannettini e Pozzan) e "chiudendo le fonti" (Casalini) sui "neri". E, molto in alto, la "struttura informativa americana", in pratica la rete della Cia in Italia, che non si limita a "controllare senza intervenire", ma arriva a "fornire esplosivi e addestrare" i bombaroli.
Dopo sette anni di indagini, nate per caso dalla scoperta di un dossier dell'ultrasinistra in un abbaino, il giudice Guido Salvini ha chiuso la sua monumentale istruttoria sulla "strategia della tensione". In 460 pagine di sentenza-ordinanza, il magistrato supera lo stesso concetto di "strage di Stato", per parlare di "sovranita' limitata" da "direttive atlantiche". Risultato giudiziario, la formale richiesta di incriminare non solo per "spionaggio" ma anche per "concorso in strage" il capitano David Carret, ufficiale dalla marina statunitense e presunto "capo della struttura informativa" negli anni piu' neri (1969-1974).
Il giudice Salvini inserisce piazza Fontana in un quadro internazionale che vede nell'allora presidente del Consiglio, il defunto leader dc Mariano Rumor, "non l'organizzatore o il mandante, ma il terminale politico" della strategia stragista. I manovali del terrore (a Milano, scrive Salvini, furono Zorzi e Ventura) pensavano a un golpe imminente: decisiva l'adunanza missina del 14 dicembre a Roma, con la "piazza di destra" che, insorgendo contro "le bombe degli anarchici", doveva fare da detonatore alla proclamazione dello "stato d'emergenza".
"Un progetto ben visto dagli americani - assicura Carlo Digilio, il grande pentito dell'inchiesta - che falli' per i tentennamenti di democristiani come Rumor". Il premier dc, atterrito dai 16 morti in piazza Fontana, si sarebbe allineato a un "compromesso" sollecitato tra gli altri da Aldo Moro: bloccare il golpe e, "in cambio", dare "via libera alla falsa pista Valpreda". Proprio per questa "ragione di astio", sostiene Digilio, che era anche "informatore" della Cia, Ordine nuovo decise "una vendetta" contro Rumor. "Vero obiettivo" della bomba a mano che il 17 maggio 1973 uccise 4 persone in questura di Milano. Come riscontro, Salvini cita anche le lettere della vittima delle Br, trovate solo nel '90 in via Montenevoso. Parlando di piazza Fontana, Moro "cita per 4 volte Rumor", accostandolo "pleonasticamente" a Bertoli", e cioe' al "sedicente anarchico" che getto' l'ordigno. "Si ha la sensazione - conclude il giudice - che l'on. Moro abbia voluto inviare un messaggio criptico".
Su Bertoli, l'ordinanza ipotizza anche collegamenti coi servizi israeliani, "paradossalmente alleati" ai neofascisti "in funzione antiaraba e anticomunista". Altrettanto paradossale il verbale in cui Karl Hass, il nazista condannato per l'eccidio delle Fosse Ardeatine, ammette di essere stato "arruolato" nel '45 nella rete americana, in cambio dell'"impunita'".
Sempre la "pista atlantica" ha portato al rinvio a giudizo per spionaggio dei presunti agenti italiani Minetto e Digilio. Mentre di "banda armata" devono rispondere Delle Chiaie e soprattutto Guerin Serac, il misterioso capo di una "internazionale nera" che si mascherava sotto l'agenzia di stampa portoghese "Aginter Press". Un centro di "infiltrazione nella sinistra europea" e di "arruolamento di mercenari in Africa", che Salvini considera come un'"agenzia occulta", utilizzata dalla rete americana per "operazioni sporche" e "non confessabili". Un ruolo che sarebbe confermato dall'uso di "esplosivo C4 della Nato" in un attentato del 1975 a Bonn. O dalla "valigia con un ordigno innescato" consegnata dal veneziano Maggi, il giorno prima della strage di Brescia, al defunto "agente" veronese Soffiati, che poi, "terrorizzato" dall'eccidio, chiuse con Ordine nuovo.
Nell'ordinanza non mancano note polemiche contro il pm veneziano Casson, il collega milanese Pomarici e i giudici della strage di Bologna. In discussione la presenza a Padova di Fioravanti e della Mambro, che sarebbe avvallata da un incontro tra Digilio (Ordine nuovo) e Cavallini (Nar) proprio la mattina del 2 agosto 1980. "Non un alibi in senso tecnico", precisa Salvini. Ma quasi.