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Conferenza Rivoluzione liberale
Colombo Emilio - 5 marzo 1998
referendum elettorali

Il quesito elettorale (sulla Camera) del comitato Segni & C. differisce da quello presentato da Pannella soltanto per alcuni lievi dettagli, e limitatamente alle abrogazioni accessorie (ovvero cosmetiche). La differenza consiste in una locuzione, la cui presenza o assenza dovrebbe rendere piu' chiara la definizione giuridica dell'unica scheda di voto con cui funzionera' la nuova legge elettorale. Sull'opportunita' delle modifiche, lo stesso comdirel s'e' diviso in due (essendo due i membri).

I due quesiti (Segni e Pannella) avrebbero dunque lo stesso identico effetto di sostituire il meccanismo di recupero proporzionale con un meccanismo di recupero dei singoli migliori perdenti nei singoli collegi uninominali delle diverse circoscrizioni (cd. "additional member system"). Sarebbero invero recuperati i migliori perdenti (in assoluto, e non su base partitica) in un terzo dei collegi uninominali di ogni circoscrizione. Niente a che vedere con i travisamenti dell'on. Mattarella, che mente sapendo di mentire, affermando che il referendum aumenterebbe la quota proporzionale.

Se entrambi i quesiti superassero quota cinquecentomila firme, peraltro, la Corte di Cassazione dovrebbe unificarli, prima di passarli alla Consulta. Il problema e' proprio li': avere cinquecentomila firme su entrambi i quesiti.

La proposta di "salvare il doppio turno" avanzata da Passigli (che, peraltro, non risulta far parte di nessun comitato promotore), oltre che linguisticamente campata per aria (non potendosi salvare qualche cosa che non esiste), e' piu' che altro irrilevante. Il problema sono i proporzionalisti infiltrati nel comitato.

Cio' che ha infatti convinto Pannella a non far parte del comitato Segni, e' la presenza di personaggi di dubbie convinzioni maggioritarie uninominali. In particolare, del comitato promotore, oltre a Di Pietro (che, solo pochi giorni prima di scoprirsi referendario, si dichiarava favorevole alla proporzionale pura con voto di preferenza), fanno parte alcuni onorevoli trasformisti che l'anno scorso furono in prima linea per affossare la legge Rebuffa. E Leoluca Orlando Cascio, che fu il piu' strenuo oppositore del referendum elettorale del 1993 e che, coerentemente con la propria storia politica, non ha mai rinnegato se stesso.

La situazione e' alquanto scoraggiante: mentre qualcuno vuol usare il referendum elettorale per finalita' extracostituzionali, Pannella non accetta l'idea che i quesiti elettorali del Comdirel aderiscano alla giurisprudenza costituzionale.

Noi del comdirel, da biechi opportunisti, vogliamo invece costringere la Corte costituzionale o ad ammettere i referendum, o a rinnegare la propria giurisprudenza; e intendiamo il referendum come istituto democratico costituzionale, e non come arma golpistica.

A parte la divergenza politica sulla giurisprudenza costituzionale, e pur aderendo al Comitato Segni, non possiamo comunque biasimare la scelta di Pannella di tenersi alla larga dai sabotatori proporzionalisti.

A futura memoria, Emilio Colombo e Marco Nardinocchi dichiarano infine di non aver mai conosciuto ne' tantomeno frequentato senatori eletti nel Mugello. I quesiti referendari del comdirel non sono infatti stati redatti da nessun altro al di fuori del comitato che, a differenza di altri (inutilmente pletorici), e' notoriamente inaccessibile.

Milano, li 5 marzo 1998

Ufficio stampa del Comdirel

comdirel@geocities.com

 
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