COMMISSIONE LAVORI PUBBLICI, COMUNICAZIONI (8a)Martedì 10 marzo 1998
167ª Seduta
[fonte http://www.senato.it/senato.htm]
Presidenza del Presidente
PETRUCCIOLI
IN SEDE DELIBERANTE
(3053) Remunerazione dei costi relativi alla trasmissione radiofonica dei lavori parlamentari effettuata dal Centro
di produzione S.p.a.
(3075) CASTELLI - Nuove norme in ordine alla trasmissione radiofonica dei lavori parlamentari
(Seguito della discussione congiunta e rinvio)
Riprende la discussione, sospesa nella seduta del 24 febbraio scorso.
Il PRESIDENTE dichiara aperta la discussione generale.
Il senatore BALDINI annuncia anzitutto la contrarietà della sua parte politica all'approvazione del provvedimento presentato
dal Governo. Sarebbe stato infatti preferibile un decreto-legge che prorogasse la concessione al Centro di produzione S.p.a.
della trasmissione radiofonica delle sedute del Parlamento. Ciò sarebbe stato infatti meno costoso per il bilancio dello Stato - il
Presidente della Rai ha fatto riferimento a 27 miliardi circa del costo dell'operazione ma è legittimo ritenere che esso potrebbe
essere ben più gravoso - e più trasparente per i cittadini che ascoltano le sedute del Parlamento attraverso Radio radicale che,
al contrario della Rai, trasmette sicuramente con maggiore oggettività. Va inoltre sottolineato che Radio radicale ha fin qui
svolto un servizio eccellente che a parere del Gruppo di Forza Italia non può essere affidato monopolisticamente alla
concessionaria pubblica come vorrebbe il suo Presidente, proprio in considerazione della scarsa oggettività dell'informazione
che il servizio pubblico offre quotidianamente. Ritiene pertanto necessaria una pausa di riflessione e quindi un rinvio della
discussione del disegno di legge governativo il quale, a ben vedere, si propone semplicemente l'obiettivo di una sottrazione a
favore della concessionaria pubblica della trasmissione delle sedute parlamentari. Inoltre poiché il disegno di legge prevede
l'espletamento di una gara, chiede per quale ragione la Rai stia investendo così tanto denaro per questo servizio quando la gara,
se svolta correttamente, potrebbe essere vinta da altri soggetti. Esprime pertanto forti perplessità anche sull'oggettività dei criteri
della gara stessa. Sarebbe invece preferibile procedere semplicemente ad un rinnovo della concessione della trasmissione
radiofonica delle sedute parlamentari al Centro di produzione S.p.a., sottoponendola ad una verifica annuale (ad esempio da
parte della Commissione di vigilanza). Invita pertanto il Governo a prendere in esame la possibilità di ritirare il disegno di legge
ed eventualmente riaprire la trattativa con Radio radicale.
Interviene quindi il senatore CO', il quale ricorda che la legge n. 223 del 1990 (tuttora vigente) prevede che la Rai dedichi una
rete radiofonica alla trasmissione dei lavori parlamentari. Il problema va pertanto esaminato sotto un duplice profilo. Da un lato
infatti vi è il problema della pubblicità dei lavori del Parlamento che trova fondamento nella Carta costituzionale e che le due
Camere possono decidere come risolvere nel rispetto dei princìpi di democrazia e trasparenza, dall'altro tale esigenza di
pubblicità va coniugata al problema delle tecnologie di diffusione e ai modi di dare pubblicità ai lavori parlamentari. Quindi,
mentre il tema della pubblicità attiene alla trasparenza dell'azione politica diversa questione è quella della costituzione di una rete
dedicata ai lavori parlamentari che, non essendosi realizzata subito dopo l'entrata in vigore della legge n. 223 attraverso la
concessionaria pubblica, ha trovato una sua temporanea soluzione mediante la concessione al Centro di produzione S.p.a. di
questo servizio pubblico. La domanda da porsi è se la concessione scaduta nel novembre 1997 a Radio radicale debba essere
considerata transitoria o debba diventare definitiva. La sua parte politica ritiene che quella soluzione non potesse essere che
transitoria ed eccezionale. D'altra parte proprio nell'ottobre del 1997 lo Stato ha stipulato con la concessionaria pubblica Rai un
contratto di servizio che dà attuazione alla legge n. 223 mediante appunto l'istituzione di una rete radiofonica dedicata ai lavori
parlamentari. Ritiene pertanto pericolosa la sospensione, da parte del provvedimento in discussione, dell'articolo 14 del
contratto di servizio con il quale si è cominciato a dare esecuzione per l'appunto a una legge vigente. Poiché a suo parere quella
delle trasmissioni radiofoniche dei servizi parlamentari sono l'espressione più chiara di ciò che deve essere considerato "servizio
pubblico" (si augura peraltro che tale questione possa essere approfondita in modo adeguato quando la Commissione avrà
nuovamente all'ordine del giorno l'esame del disegno di legge n. 1138) ritiene che debba essere la concessionaria pubblica ad
avere una rete esclusivamente dedicata ai lavori parlamentari e che cessi quella rincorsa emulativa della televisione commerciale
che proprio per il servizio pubblico può essere letale. Se questo è il quadro di riferimento all'interno del quale va esaminata la
questione, si dichiara fortemente preoccupato per l'indizione di una gara, prevista dal disegno di legge, dato che
nell'ordinamento esiste invece una riserva a favore della concessionaria pubblica proprio per l'espletamento di servizi come
quello della trasmissione dei lavori parlamentari.
Il senatore CASTELLI sottolinea la delicatezza del provvedimento, che riguarda direttamente il diritto di ciascun cittadino a
vedere assicurata una piena pubblicità dei lavori parlamentari. Il fatto che un organo di partito abbia svolto sinora un servizio
obiettivo di trasmissione dei lavori in questione senza filtri o commenti rappresenta certo una anomalia nel nostro Paese, ma non
per questo deve essere rimossa. Semmai, è lecito sospettare che ove tale trasmissione fosse effettuata dalla Rai potrebbe
rivelarsi meno obiettiva. Neppure bisogna fermarsi - come fa il senatore Co' - alla considerazione che secondo la legislazione
vigente tale servizio dovrebbe essere svolto dalla concessionaria pubblica, in quanto è proprio compito del legislatore quello di
intervenire per modificare le leggi vigenti ove ritenuto necessario. Chiede poi al rappresentante del Governo se risponda al vero
la circostanza secondo cui il secondo periodo del comma 1 dell'articolo 1, laddove si afferma che il concessionario non può
essere organo di partito o movimento politico, sarebbe stato inserito nel testo solo in un secondo momento, dopo che il
provvedimento era già stato varato dal Consiglio dei ministri. Fa poi osservare che il sistema della gara rappresenta una
finzione, in quanto, così come essa è concepita dal disegno di legge, solo la Rai potrebbe partecipare, non avendo altri soggetti
i requisiti tecnici necessari. Tra l'altro, se la Rai attivasse una rete apposita, sarebbe un ulteriore vulnus ai princìpi della libera
concorrenza.
Dopo aver sottolineato anche l'importanza di verificare quanto sia stato già speso dalla Rai per acquisire i ripetitori necessari
per svolgere questo servizio (forse più dei 27 miliardi ufficialmente dichiarati), conclude annunciando la presentazione di
sostanziali emendamenti.
Il seguito dell'esame è infine rinviato.
La seduta termina alle ore 16,30.