11 MARZO 1998"Senta io vorrei innanzitutto premettere una mia considerazione generale, a prescindere da come si concluderà, io mi auguro positivamente la vicenda di Radio Radicale, questa dell'Autorità Garante della concorrenza del mercato del 09/03/1996, in questa dichiarazione; costituisce per me un documento importantissimo nel senso della libertà. Quando io ho letto questa determinazione, quasi non credevo ai miei occhi, perchè noi con questa dichiarazione siamo entrati in Europa. Costituisce una pietra miliare di questo nostro ingresso in Europa, perchè finora si era abituati a pensare ad una concezione dirigista a ignorare i principi della concorrenza. Ora Lei mi pone prima di tutto il quesito sull'Art. 14 della Convenzione RAI che costituisce uno dei cavalli di battaglia della conservazione e l'Autorità del Garante è stata molto chiara nell'auspicare che il disegno di Legge, non si debba tanto prevere la sospensione, quanto l'abrograzione di questo art. 14, in quanto esso potrebbe determinare una distorsione del m
eccanismo concorrenziale previsto dal disegno di Legge, non mi dilungo sulle due alternative che fa l'Autorità garante, perchè è importante enunciare soltanto questo concetto. Ho sentito da qualche parte, non ricordo, sostenere che l'art. 14 non si potrebbe incidere con Legge perchè fa parte di un contratto. Ora è veramente un'affermazione pellegrina. Perchè noi, innanzitutto il legislatore è intervenuto tante volte sul contenuto dei contratti, e lo ha fatto in presenza, nell'ambito dell'autonomia privata addirittura. Qui non ci troviamo nell'ambito dell'autonomia privata, ma ci troviamo nell'ambito del rapporto di Concessione, che è un rapporto pubblicistico. E' vero che vi sono delle clausole, che si chiamano concessioni contratto, clausole della Convenzione che sono bilaterali. Però il rapporto è tutto pubblicistico, perchè un rapporto di concessione, e quindi una Legge può intervenire a modificarlo, è accaduto per esempio per la Legge del 92 sulle privitizzazioni, la quale ha previsto che per tutte le so
cietà concessionarie; il rapporto di concessione fosse prorogato di 20 anni, proprio per dare un contenuto economico alle società concessionarie pubbliche e consentire poi l'alienazione avendo un malore. In quel caso nessuno ha finora dubitato che il legislatore potesse intervenire sul contenuto di un rapporto di concessione, nato geneticamente e dettatosi in una concessione, quindi questa idea secondo cui il legislatore non potrebbe intervenire sull'art. 14 che farebbe parte della convenzione allegata alla concessione è priva assolutamente di fondamento. Questo dal punto di vista dell'ammissibilità di questo intervento del legislatore, e sul contenuto è stata molto chiara l'Autorità Antitrust, perchè dice, che qualora, quando auspica l'abrograzione addirittura della Legge, che l'Autorità Antitrust guarda con grande favore questa Legge , perchè essa va verso la concorrenza e anzi addirittura si preoccupa che questa Legge sia eccessivamente limitativa della concorrenza, perchè contiene delle condizioni di fav
ore per l'ente concessionario primario del servizio pubblico, dico primario perché dopo dovremmo dire che non è esclusivo, come ha detto l'autorità garante. Quindi mi pare che sia chiaro, e poi è possibile che il legislatore lo modifichi, intervenga, è auspicbile che lo sopprima anziché lo sospenda solamente per le ragioni che l'autorità antitrust ha ampliamente sviluppato.
- DOMANNDA: Certo, altro tema estremamente interessante messo in luce dall'autorità garante riguarda in qualche modo il canone. Ricordiamo che nell'attuale canone RAI è calcolato con una formula matematica anche il costo per la rete parlamentare, per la trasmissione delle sedute del Parlamento, peraltro la RAI tv sta applicando le normative da pochissimi giorni, da poco più di un mese, e tra i requisiti per la futura gara ci sono gli investimenti nel settore. Ora con la quota spettante del canone la RAI potrebbe falsare il mercato.
- Dunque, su questo punto, su questa possibilità di falsare il mercato, in verità l'autorità è intervenuta anche sotto un altro profilo, del quale devo necessariamente parlare prima. Cioè la lettera _D" del comma 2, nel quale viene attribuito pari valore ponderale ai fini degli esiti della gara, e vengono contemplati gli investimenti effetuati nel settore. Ora, oltre gli altri profili che la società garante ha messo in evidenza con riferimento a questo aspetto, va rilevato che in questo modo si rischierebbe di favorire ingiustificatamente le maggiori imprese ha detto il garante. E su questo punto io ascoltai qualche mese fa su Radio Radicale una interessante intervista di De Mattè cioè non un eversore, ma uno che all'attuale Governo ha nominato presidente delle Ferrovie dello Stato. Egli intervistato da Radio Radicale rilevava come fosse distorsivo della concorrenza, che concorresse la Rai nel suo complesso e non un'entità appositamente costituita che avesse le stesse dimensioni degli altri, perché altrim
enti la Rai potrebbe concorrere in perdita su questa gara per la giudicazione dei servizi parlamentari, rivalendosi sui proventi. Ora quest'aspetto che l'autorità garante mette in evidenza auspicando l'abolizione dell'articolo numero 2 dell'articolo unico, è aggravato dal fatto che è prevista una maggiorazione del canone finalizzato all'obblogo di dare attuazione all'articolo 14, il che dice l'autorità garante, potrebbe favorire gli investimenti della concessionaria pubblica sul mercato contiguo delle trasmissioni radiofoniche, falsando la concorrenza con gli altri soggetti che vi operano. Quindi la cancellazione della quota di canone, dice sempre il garante volta a finanziare la rete parlamentare, dovrebbe essere disposta anche per l'anno in corso, giacchè tale quota del canone dovrebbe finanziare i nuovi investimenti della Rai. Conclude su questo punto che l'attuale formulaione dell'articolo 33 del contratto di servizio può favorire l'insorgere di comportamenti da parte della cncessionaria pubblica, che s
iano volti ad acquisire una posizione di privilegio in vista della gara condizionandone l'esito, ed è difficile negare che sia distorsivo della concorrenza bandire una gara ed allo stesso tempo sussidiare la futura partecipazione di uno dei concorrenti. Ora, probabilmente tutte queste considerazioni mettono addirittura in forse la possibilità che la Rai in quanto tale nel suo comlesso ed avvalendosi di questa particolare destinazione del canone Rai possa partecipare alla gara, perché partecipando alla gara essa ha tanti di quei privilegi, e quindi assume una posizione dominante, tale da escludere tutti gli altri concorrenti, quindi mi pare che ci sia molto da pensare. Mi pare che ci sia molto da pensare, ripeto è un documento molto articolato, molto serio, ed è un documento ripeto che ci porta in Europa, perché è nel senso della concorrenza, la difesa della concorrenza, il compito principale di questa autorità, ed io mi sono anche iscritto sull'argomento, dimostra un'assoluta indipendenza dal potere politico
, segnalando al potere politico, quali sono i limiti che la concorrenza, che ormai è un valore, che assume un carattere addirittura ultracostituzionale perché è l'asse portante dell'Europa, bisogna ad ogni costo seguirla, la concorrenza può essere compressa soltanto di fronte alle esigenze generali, ai valori supremi della Costituzione, ad esempio i diritti fondamentali, le libertà, ma essa va bilanciata ed in questo caso essa verrebbe ad essere mortificata soltanto per proteggere un monopolio pubblico. Quindi mi pare che sono stati messi i paletti ben precisi da questo documento e probabilmente se dovessero essere disattesi dall'autorità politica, dal Parlamento, si potrebbero trovare anche delle strade, delle vie giudiziarie, per far saltare una legge alla quale non dovesse assicurare questa parità di posizioni tra i concorrenti.
DOMANDA: Professore, vorrei concluderecon le dichiarazioni del Presidente della Rai Zaccaria, sono dichiarazioni della giornata di ieri. Zaccaria si dice che possono esserci aspetti di incostituzionalità su questo provvedimento e poi parla ancora di riduzione dell'esclusività dell'unitarietà del servizio pubblico. Lei cosa ne pensa.
Io anche ho ascoltato ieri, quando ero in macchina, questa dichiarazione del Presidente Zaccaria, e in verità non credevo alle mie orecchie, perché il Prof. Zaccaria è un giurista, e quindi mi sono meravigliato di queste dichiarazioni, perché esse avrebbero un senso se la Rai fosse stata costituzionalizzata, cioè se in costituzione stesse scritto che il servizio pubblico delle radiodiffusioni debba essere esercitato da un soggetto chiamato Rai. Ora questa affermazione priva di fondamento, perché in Costituzione non è menzionata la Rai, non è menzionata l'esclusività di un servizio pubblico, e la Corte Costituzionale anche nelle sentenze più restrittive che sono quella del 60 e poi quella dell'81, non ha mai sostenuto il principio della costituzionalità del servizio pubblico solo se gestito da un ente monopolista dello Stato in esclusiva, la Corte Costituzionale ha solo guistificato l'esistenza di un monopolio in presenza, la prima volta per la limitatezza delle frequenze, la seconda volta per il pericolo del
le concentrazioni oligopolistiche, qiundi ha giustificato l'esistenza del monipolio, ma non ha detto che il monopolio è l'unico modo. Allora qui facciamo appello alla dottrina giuridica più autorevole che esiste in Italia, e non me ne abbia a male il Presidente Zaccaria, se io antepongo un grande maestro come Massimo Severo Giannini, il quale in un volume dell 1977 sul diritto pubblico dell'economia edito a Bologna, quindi dal Mulino, poneva in luce chiaramente, che un servizio pubblico può essere affidato anche interamente a soggetti privati, purchè al loro attività sia dall'ordinamento sottoposta ai limiti dell'interesse generale. Ora io in una di quelle dilettantesche trasmissioni che vengono fatte talvolta in televisione, in cui ci si è occupati di questo problema, proprio di Radio Radicale, ho ascoltato proprio da dei giuristi i quali hanno sostenuto, e anche lì non credevo alle mie orecchie, che il servizio pubblico, oggettivamente considerato tale cioè un servizio di interesse generale, debba necessar
iamente essere gestito da un soggetto pubblico. Questa non ha nessun fondamento, ripeto, Giannini nel 1977 nel pieno dirigismo, quando il dirigismo italiano aveva raggiunto il massimo delle sue vette sosteneva esattamente il contrario. Quindi mi pare che questa affermazione sia dovuta magari alla stanchezza di colui che in quel momento la rendeva, mi pare che proveniva da una trasmissione, o probabilmente era dettata da un legittimo desiderio di difendere la postazione da lui mmeritevolmente conquistata, ma non credo possa avere nessun fondamento, mi auguro che sia rimasta lì e che egli stesso si sia pentito di averla detta. Sarebbe incostituzionale una legge che non affida tutto ad una struttura pubblica, perché può essere affidata addirittura interamente ai privati ed anzi oggi poiché si va verso la concorrenza, noi auspichiamo che il monopolio pubblico venga asciugato al massimo, cioè soltanto per assicurare il pluralismo dell'informazione, ma tutte le altre cose, se l'informazione è sufficientemente gar
antita, con il pluralismo esterno, cioè con la pluralità dei soggetti che possono accedere, perché pensare solo al monopolio pubblico.
Quindi io credo che noi andiamo verso un'era del prosciugamento del monopolio pubblico, altrochè mantenimento dell'esclusività del servizio pubblico, purtroppo in Europa non ci si va solo per pagare qualche tassa in più, che tutti pagiamo con piacere però a condizione che ci si vada anche nell'altro senso, e che non si mantengono delle mentalità obsolete, protettive, assistenzialistiche e ormai superate.