(ASCA) - Roma, 13 mar - ''Il contratto di servizio, per la
sua natura negoziale - aveva detto Zaccaria nella recente
audizione alla Commissione comunicazioni del Senato - non
puo' essere ne' sospeso ne' abrogato per legge''. E aveva
annunciato che la Rai, nel caso in cui fosse costretta a
sospendere un servizio, peraltro imposto dal ministero,
avrebbe citato lo Stato per danni all'azienda. Il
presidente della Rai precisa anche che ''l'aumento del
canone non e' affatto legato alla partenza di radio
Parlamento''.
Inoltre, il ddl del governo, nella sua attuale
formulazione, non consente a testate di partito di
partecipare alla gara.
Radio radicale, dunque, dovrebbe rinunciare al contributo
per l'editoria di partito, cioe' a circa 8 miliardi l'anno.
L'ostacolo potrebbe essere superato con una doppia
contabilita' per un'emittente dalla doppia natura, quella di
radio di partito e quella di servizio pubblico, ma il
problema tornerebbe ad essere sollevato alla vigilia della
gara.
Cosi', si sta facendo strada un'ipotesi di mediazione che
toglierebbe dall'imbarazzo il ministero e, nello stesso
tempo, non arrecherebbe danni all'azienda del servizio
publico e consentirebbe la prosecuzione del servizio
assicurato in questi anni da radio radicale.
and/leo/sl
131335 MAR 98