"Ci sto anch'io: ma a queste condizioni"
di Marco Pannella [Liberal n. 3, 19 marzo 1998]
"Non sono un estremista del turno unico. Sono solo determinato a non consentire piu' a nessuno di prendere in giro impunemente la Costituzione e il popolo"
Cari amici,
discuteremo con i miei compagni, nel corso del consegno su Rivoluzione liberale e rivoluzione tecnologica, dal 13 al 16 marzo all'Ergife, anche di problemi di piu' circoscritta e puntuale attualita' eventualmente di un soggetto politico atto a reimpegnarsi sul fronte referendario, e su quello della riforma del sistema politico ed elettorale. Subito dopo, potremo cosi' definitivamente trovare - o no - un accordo, fra noi, che anch'io riterrei prezioso.
Per ora, dinanzi ai vostri inviti, non lascio, raddoppio.
Sono pronto a proporre insieme a voi una riforma elettorale maggioritaria pura, da realizzare per via referendaria. Ma, se il referendum deve essere lo strumento e insieme il metodo, la via referendaria concretamente oggi possibile comporta una scelta non solamente maggioritaria pura, ma anche "secca", a un turno. Quand'anche cio' mi dispiacesse (mentre e' noto che invece mi piace) non potrei, e non potreste, farci nulla, a meno di accettare che il parlamento (cioe' i partiti), torni come nel 1993 a rapinare l'esito referendario e manipolarlo a suo piacimento ; magari con il "doppio turno" con aggiunte quote proporzionali : crostatina, questa, sulla quale non pochi e non dei minori fra di voi hanno di recente manifestato tenerezze.
Il problema non e' affatto il mio essere, o no, un "estremista dell'antidoppioturnismo", come qualcuno di voi mi accusa d'essere. Gli e' che sono semplicemente ben determinato a non consentire piu' a nessuno di prendere in giro impunemente la Costituzione e il popolo, di fare carne di porco degli esiti referendari com'e' regolarmente accaduto su giustizia, fisco, sindacato, sistemi elettorali, Rai-tv.
D'altra parte, il solo vero vantaggio del vostro "nuovo" quesito referendario (che gia' un anno fa abbiamo presentato e inviato a nostre spese e sacrifici in 18 mila luoghi istituzionali di raccolta, pubblicizzandolo con centinaia di milioni dati al Corriere della Sera e altri giornali), e' che si presenta come del tutto "autoapplicativo", cioe' non si presta a essere liquidato con uno degli alibi truffaldini usuali alla Corte e ai partiti. Perche' mai, altrimenti, dovremmo sostenerlo ?
Non e' infatti che il buon Mattarella dica davvero e solamente infamie, come lo accusate. E' indubbio, invece, che in 155 collegi elettorali avremmo non uno, ma due eletti : il vincente e il perdente ; e, per una decina di milioni di elettori, sarebbe difficile che razza di maggioritario avrebbero votato. Ma lasciamo perdere.
Vi sono anche i vantaggi, e a mio avviso possono prevalere. Anche Stefano Passigli (e, ahime'
lo stesso Mussi) non ha poi tutti i torti nel sostenere che l'abolizione dello scorporo costituirebbe un netto miglioramento della legge attuale. Non posso infatti tacere, fingendo di dimenticarlo, che in Parlamento, e in ogni altra sede, a suo tempo sostenemmo che ai pasticci mattarelliani o doppioturnisti italioti avremmo preferito che vi fosse un 75 per cento dei parlamentari eletti con puro e secco maggioritario anglosassone e il residuo 25 per cento con proporzionale pura. Ma andiamo oltre.
Il vero guaio, in realta', e' altro. Io nego che la Corte giudichi secondo Costituzione e giustizia, e affermo che opera come un cane da guardia di interessi ideologici e pratici di potere e di regime, oltre i limiti dello scandalo. Ma per chi non la pensa cosi', o finga di non pensarlo, il quesito avrebbe questa volta forti connotati per essere accolto dalla Suddetta. Allora? Se il referendum e' davvero "perfetto", se non esige altri interventi legislativi o amministrativi, dovra' semplicemente essere approvato, o no, e nel caso divenire immediatamente e definitivamente operativo cosi' com'e'. Sembra invece che per molti di voi il referendum dovrebbe servire semplicemente per inserire nuove possibilita' di compromesso tra crostata bikameralesca e maggioritari alle vongole doppioturniste. Per rovesciare il rapporto di forza esistente all'interno di quanti aborrono si' il sistema proporzionale, ma molto meno di quanto non temano e non respingano il sistema maggioritario anglosassone, notoriamente popolarissim
o nell'elettorato italiano, oltre che raggiunto, di recente, con favorevole predisposizione, anche dal senatore Agnelli e dal presidente Romiti. Aggiungo, a questo punto, che la Corte nell'ultima sua tornata di esecuzioni referendarie ha creato le premesse per bocciare anche il nostro nuovo quesito, poiche' non si e' peritata di annunciare che, d'ora in poi, il mostro da essa creato e imposto, il referendum "manipolativo", non e' piu' di suo gradimento.
Ciononostante, sarei pronto a sostenere anche la riforma che proponete, ma a una condizione : che voi siate ben determinati a sostenerla fino in fondo e, questa volta, a non tradirla o a lasciare che la si tradisca. Alla gente, insomma, occorre proporre con convinzione e forza una riforma precisa e determinata. E insieme conquistarla e difenderla.
In attesa del nostro convegno e del successivo incontro fra noi, consentitemi di esprimere una sommessa e privata domanda: non faremmo prima e meglio a proporre al Paese, che l'aspetta, direttamente una grande campagna politica, oltre che referendaria per una Riforma radicalmente anglosassone ?
Naturalmente, se questo faremo insieme, mi auguro che insieme consentiremo al Paese anche di pronunciarsi sul finanziamento pubblico e altri malaffari e violenze di regime, dando una carica di onesta' e di difesa del diritto e della liberta' all'iniziativa referendaria che non puo' non rafforzarla e non servire anche di fronte agli interessi politici che potrebbero indurre la Corte a dire di non anche al solo quesito "Colombo".
Non mi e' chiaro perche' cosi' non sarebbe opportuno procedere.
E non mi e' chiaro ancora chi subordinerebbe il proprio apporto (e quale) alla riforma elettorale a condizione di non disturbare calcoli, sistemi, e costumi partitocratici piu' che mai protervamente dominanti, e respinti dal 95 per cento degli elettori. Ma su questo, nessuna pregiudiziale, se non quella della chiarezza e della lealta' delle posizioni di ciascuno. Insomma, ci basterebbe che nel comune Comitato vi fosse la possibilita' di far vivere la "dissenting opinion"! E' un diritto di conoscenza che, mi pare, non possiamo negare alla pubblica opinione.
Restano pochi giorni, grazie a Liberal che ci consente di non buttarli via senza dibattito e senza che ciascuno si assuma con maggiore evidenza le proprie responsabilita'.