Roma, 18 marzo 1998
Per il Comitato Promotore Referendum: Marco Pannella e Benedetto Della Vedova
Seppur tardiva, la rottura tra il Governo e i sindacati dell'Ulivo e la Confindustria è una buona notizia. Si tratta infatti di una legge comunista, burocratica e contro il lavoro e le imprese.
Stupisce, semmai, che Confindustria abbia fino ad oggi accettato, pur in cambio dei noti e sostanziosi benefici, di partecipare al confronto.
Se Confindustria, troppo attenta agli interessi della grande impresa piuttosto che a quelli dei 7 milioni di partite IVA, avesse nel '97 accettato di condurre con noi una campagna referendaria per scardinare l'assetto dirigista, vincolistico e anacronistico del mercato del lavoro, oggi sarebbe "armata" di una forte proposta riformatrice per l'economia del paese. Tale proposta avrebbe avuto ed avrebbe il consenso della larghissima maggioranza degli imprenditori e rappresenterebbe una radicale alternativa all'unica proposta sulla quale si è costretti a trattare.
Sulla liberalizzazione del mercato del lavoro (abolizione dei vincoli per i contratti a tempo determinato, part time e lavoro a domicilio; liberalizzazione radicale del collocamento e del lavoro interinale), sulla sanità e sugli infortuni (abolizione del monopolio assicurativo pubblico) e su altro ancora, abbiamo di nuovo depositato presso la Corte di Cassazione i quesiti referendari. Su questo torniamo a chiedere a Giorgio Fossa, alla Giunta della Confindustria, un incontro ed un confronto immediato prima che questa ulteriore occasione venga sprecata in nome di una nuova illusione consociativa.