Milano, li 19 marzo 1998
Il ridicolo uccide, come la malerba. Sono rimasto attonito, leggendo l'articolo di Agostino Gramigna, a pag. 92 di Sette del 19/3/98 : notizie e dichiarazioni vere (in gran parte tratte dall'articolo di Sebastiano Messina, apparso nella Repubblica del 20/2, o dal sito Internet del Comdirel) si alternano ad altre, abilmente fraintese o perfino ribaltate.
Avevo detto a Gramigna che Messina aveva già scritto su di me tutto quanto ci fosse da dire. Gramigna avendo insistito, concordammo di parlare dei referendum e di come sono nati, ma non della mia vita privata. Io, sciagurata Cassandra, mantenni le mie riserve : quel cognome suonava fin troppo carico di destino.
Durante il colloquio, parlai di giurisprudenza costituzionale e di sistemi elettorali a un giornalista dagli occhi sbarrati, persi nel vuoto ; lo stesso Gramigna mi confessò il suo smarrimento dinanzi a tali concetti, quando lo rividi con Marco Nardinocchi.
Nel resto dell'articolo, Gramigna ha tracciato di me un profilo più che grottesco, esprimendo giudizi sprezzanti, trasformando suoi preconcetti in mie dichiarazioni, nonché impiegando aggettivi ammiccanti ("pigra", "nebbiosa") e opinabili neologismi ("controcommi").
Ecco, p.e., che il mio tentativo di confutare i pregiudizi lombrosiani del Gramigna verso gli studenti di Scienze Politiche, è stato impunemente ritorto contro di me e trasformato in una sorta di autodafé.
Egualmente inutile è stato cercare di spiegargli che l'intelligenza, chi non l'ha, non se la può dare, e sicuramente non la può ottenere andando a scuola o vivendo in un certo posto (che sia la nebbiosa pianura padana o l'assolata costa cosentina).
Distinti saluti
Emilio Colombo