Continuano in molti a chiederci "Allora cosa volete? Volete la gara? Volete la proroga? parliamone "
Con sfumature diverse (non di poco) ce lo chiedono quasi tutti. Ce lo chiedono Forza Italia e Alleanza Nazionale ce lo chiede il relatore Besso, ce lo chiede addirittura Falomi e poco ci manca che ce lo chieda Semenzato.
Quello che vogliamo lo abbiamo già ampiamente dimostrato con i fatti.
Siamo stati noi, che di fronte all'inarrestabile procedere del partito-RAI che, contro le volontà espresse con continuità per oltre dieci anni con atti formali, leggi, mozioni, ordini del giorno del Parlamento, decreti di governi, dichiarazioni di tutte le massime cariche dello Stato, stava per portare a compimento il disegno silenziosamente organizzato e realizzato dal sottosegretario alle comunicazioni Vincenzo Vita, abbiamo messo a disposizione soluzioni tecniche e normative per consentire che la legge prevalesse sull'interesse privato e di parte, capace di alimentare poteri in grado di occupare ogni minimo spazio.
Abbiamo proposto di dare attuazione alla legge.
Abbiamo proposto che si prendesse atto del superamento della norma (art.24 primo comma della Legge Mammì) in otto anni mai attuata, che, per consentire alla RAI di svolgere quel servizio, che noi svolgevamo già da 22 anni, assegna alla RAI un'intera rete radiofonica nazionale. Fatto questo che costituisce un abuso nei confronti di chi opera in un settore radiofonico, che, per la mancata attuazione delle leggi, non ha nemmeno le frequenze sufficienti agli operatori già esstenti.
Abbiamo proposto che si tenesse conto dei provvedimenti normativi successivamente adottati (articolo 9 del decreto salva RAI) e che avevano consentito, stante l'indifferenza ed il mancato rispetto della legge da parte della RAI, di assicurare concretamente lo svolgimento del servizio superando quanto disposto e mai attuato dalla legge Mammì.
Abbiamo proposto quindi che si ribadissero con legge gli strumenti già sperimentati della convenzione e della gara consentendo così al governo di confermare le proprie linee programmatiche politiche e di politica economica.
Avevamo quindi dalla nostra parte la legge, le nuove normative sperimentate con successo, oltre dieci anni di riconoscimenti, di atti normativi, di indirizzo formali e comunque autorevolissimi della attività svolta da Radio Radicale.
Contro questo imponente arsenale normativo e di atti di indirizzo una sola disposizione: l'articolo di un contratto (14 del contratto di servizi tra RAI e Ministero delle comunicazioni), che da una commissione parlamentare aveva avuto (a maggioranza) solo un parere.
Gli schieramenti che si sono formati sulle nostre proposte sono stati ancora una volta quelli del passato: 553 parlamentari (maggioranza sia di Camera che di Senato) sull'appello per il rinnovo della convenzione per tre anni, amplissima maggioranza della Camera sull'emendamento al collegato dichiarato poi inammissibile, tutti i gruppi parlamentari e tutte le sottocomponenti del gruppo misto sull'ordine del giorno che chiedeva, previa modifica della legge Mammì, convenzione e gara, tutti i senatori a vita, otto presidenti emeriti della Corte Costituzionale su dieci sulla mozione Leone-Cossiga, che chiede gara convenzione ed eventualmente proroga per tre anni della convenzione.
Da ultimo, il presidente del consiglio Romano Prodi, che annunciando la posizione del governo ha dichiarato il 16 gennaio scorso: "In coerenza con quelli che sono gli obbiettivi del Governo io ho sempre sostenuto la necessità di una gara riguardo al servizio, ai servizi parlamentari, ma una gara effettiva, non una gara fittizia in cui non possa partecipare nessuno . E questo è un fatto molto importante, perché non solo in me ho il principio della concorrenza, ma della concorrenza effettiva, non della concorrenza fittizia, ci sono troppi liberali nominali come princìpi che poi diventano dei monopolisti quando si tratta del loro caso specifico".
Su queste dichiarazioni abbiamo ottenuto addirittura il plauso (fatto non frequente per l'Italia) del commissario europeo per la concorrenza Van Myert.
E ci chiedono cosa vogliamo .. Cosa potevamo volere di più? Cosa potevamo fare di più di quanto fino ad ora abbiamo fatto per consentire che volontà politiche si traducessero in formali atti parlamentari in proposte di legge e su queste si aggregassero maggioranze che per numero e prestigio potessero chiudere ogni discussione?
Bene oggi vogliamo e chiediamo che almeno su questo venga battuto il Partito - RAI.
E' necessario perché i suoi esponenti, pochi, ma potentissimi, perché capaci di prevalere sulla volontà del Parlamento e del governo fino ad ora sono già riusciti:
a impedire sistematicamente che la Camera approvasse gli emendamenti di maggioranza;
dopo l'approvazione del DDL da parte del Consiglio dei ministri a farlo sparire per un mese utilizzando per questo scopo fino all'ultimo giorno consentito dal regolamento della Presiodenza del Consiglio;
a farne ricadere per qualche giorno la responsabilità sullo stesso Presidente della Repubblica Scalfaro;
a far realizzare, nonostante gli impegni ufficialmente assunti, la quarta rete RAI per alterare le condizioni di un'eventuale gara;
a snaturare il disegno di legge del governo fino a rendere la gara un mero adempimento formale per assegnare alla RAI il servizio;
a rispedire al mittente, l'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato (anche a questa noi ci siamo rivolti), la segnalazione a Governo e Parlamento che chiede una gara che non sia illecitamente squilibrata a favore della RAI;
a bloccare in tal modo anche i lavori dell'ottava commissione del Senato, che al governo chiede la conferma e semmai il rafforzamento degli indirizzi fissati dal Presidente del consiglio e non l'attuale ipocrita neutralità.
Il partito RAI, una minoranza che muovendosi nell'illegalità e al coperto riesce a bloccare la maggioranza del Parlamento e dello stesso governo, è riuscito sin qui ad avere la meglio ed il tempo gioca a suo favore.
La quarta rete RAI c'è, Radio Radicale non ha che più poche settimane di vita.
Da 122 giorni, più di un terzo di anno, Radio Radicale sta assicurando "senza soluzione di continuità" e interamente a proprie spese il servizio di trasmissione delle sedute del Parlamento. Lo fa con i soldi che le banche hanno anticipato, ma anche questi stanno per finire.
Lo fa nel rispetto di quella convenzione -scadita-, alla quale la RAI non è vincolata.
Lo fa quando la RAI con GR Parlamento non rispetta nemmeno quanto la legge prescrive:" una rete radiofonica riservata esclusivamente a trasmissioni dedicate ai lavori parlamentari".
Lo fa senza poter usufruire del "traino" delle tre reti televisive RAI.
Il tempo a disposizione è ormai poco.
O il Senato riesce a riportare la gara entro i termini della correttezza, semmai favorendo (come avviene di norma in questi casi) il soggetto più debole nei confronti del più forte, o si deve tornare alla proposta dei 553 parlamentari così come precisata dalla mozione Leone-Cossiga, quella di rinnovare per altri tre anni la convenzione con Radio Radicale.
In ogni caso si accetti la richiesta dell'Auitorità Garante della concorrenza e del mercato di abrogare l'articolo 14 del contratto di servizio, che consente alla RAI di rafforzare la propria posizione dominante in vista della gara utilizzando a questo scopo i soldi del canone.
Lo si faccia nel modo legislativamente più corretto, si abroghi l'articolo 24 della legge Mammì.