di STEFANO FOLLIda IL CORRIERE DELLA SERA, 23 Marzo 1998
Tornato in eccellenti condizioni di salute e di spirito dal policlinico Gemelli, il presidente della Repubblica ha scritto ieri una delle pagine piu' importanti del suo settennato. Tale e' il rinvio alle Camere della legge sul finanziamento dei partiti: uno di quegli atti destinati a segnare uno spartiacque. E' certo infatti che non si tratta di un mero fatto "tecnico", secondo la versione autoassolutoria nella quale si sono rifugiati i capi di quasi tutti i partiti. Lo e' sul piano letterale: un'incongruenza nella copertura finanziaria. Come dire che i 110 miliardi stanziati in fretta e furia (a titolo di "anticipo") non si sa bene in quale piega del bilancio dello Stato siano stati pescati.
Scalfaro, che e' uomo accorto, si e' mosso negli spazi che la Costituzione gli concede. Ma solo degli inguaribili ottimisti possono credere che tutto si riduca adesso a una piccola coda parlamentare: ovviare a una distrazione, trovando in fretta il pozzo a cui attingere quei miliardi.
In realta', dietro il dettaglio tecnico (e quale dettaglio, in ogni caso), il Quirinale ha sollevato un imbarazzante problema politico. Perche' la leggina in questione e' stata approvata dai partiti attraverso un'unanimita' di tipo sovietico, con esigue e quasi eroiche eccezioni: la Lista Pannella fuori del Parlamento, Marco Taradash e pochissimi altri dentro l'aula. Tutti - dal Pds a Forza Italia, da An a Rifondazione, dal Ppi alla Lega - hanno trovato legittimo autogarantirsi l'intera torta del finanziamento senza attendere che gli italiani si pronunciassero con la formula del 4 per mille volontario sui redditi. Se non e' un modo furbesco per aggirare il responso del referendum del '93, poco ci manca.
Si da' il caso che il 4 per mille, applicato per la prima volta l'anno scorso, sia stato un completo fallimento. Coś quest'anno, invece di domandarsi perche' e magari cambiare la formula, si e' preferito giocare d'anticipo e incassare subito. Ma "anticipo" su che cosa? Se, come tutto lascia prevedere, il totale dei vari 4 per mille sara' anche stavolta molto lontano dal traguardo dei 110 miliardi, come si regoleranno i partiti? C'e' da presumere che sara' varata un'altra leggina di sanatoria, rinviando il rebus all'anno successivo e poi all'anno successivo ancora, in un gioco di "anticipi" sul nulla, dati e non restituiti.
Scalfaro ha dato un taglio a tutto cio' e lo ha fatto ben consapevole di esporsi all'accusa di alimentare un clima "qualunquista" di ostilita' verso i partiti. Conoscendo Scalfaro e la sua storia personale, svoltasi dall'inizio all'ombra della Democrazia cristiana e del piu' puro dei sistemi partitici, l'accusa fa sorridere. Ma non c'e' dubbio che il capo dello Stato abbia misurato i pro e i contro dell'operazione. Se ha deciso in un certo modo, e' perche' tra l'opinione pubblica e la partitocrazia ha scelto l'opinione pubblica. Con cio' dimostrando quanto la nuova partitocrazia sia piu' debole e persino caricaturale, nelle sue goffe manovre, rispetto alla precedente.
Il messaggio implicito di Scalfaro e' che il Quirinale e' tuttora piu' forte di un sistema partitico che s'impantana sulle riforme della Bicamerale, ma trova un precipitoso accordo quando c'e' da dividersi cento miliardi. Certo, il capo dello Stato non nega la necessita' del finanziamento. Ma obbliga i partiti ad esporsi, a passare sotto le forche caudine dei media, a rivelare la loro tendenza al consociativismo minore. Tutto cio' serve a segnalare che il Quirinale resta il crocevia decisivo della vita pubblica.
Non e' un attacco ad alcuno in particolare, neanche alle forze, come il Pds o Alleanza nazionale, che piu' lavorano per ristabilire il "primato della politica". Di fatto, pero', proprio loro sono le piu' spiazzate dalla mossa di Scalfaro, perche' diventa evidente la fragilita' e l'impaccio del loro disegno. E per non lasciare dubbi sulle sue intenzioni bellicose, il presidente della Repubblica ha concluso la giornata dando un consiglio ai sindaci che sono andati a trovarlo: "Siate assillanti" nel chiedere investimenti e lavoro al Sud. Assillanti... Si suppone nei confronti di Romano Prodi, del governo e dei grandi partiti. E' proprio vero: Scalfaro vuole giocarsi la sua partita e, intanto, si prepara a condurre la campagna di primavera.