Roma, 26 marzo 1998
Dichiarazione di Benedetto Della Vedova:
"Il rinvio della discussione sulla riforma dell'Ordine dei giornalisti, è una buona notizia. E paradossale che nel momento in cui l'Italia entra nell'Unione monetaria rinsaldando così i rapporti e l'alleanza con gli altri paesi europei, si pensi ad una legge sulla corporazione dei giornalisti che ancora si muova in direzione opposta rispetto a tutte le altre normative comunitarie. L'art. 21 della Costituzione non ha bisogno di interpretazioni: tutti possono manifestare il loro pensiero con la parola e lo scritto.
Vincoli non sono ammissibili per tutelare una sparuta minoranza che intende, con arroganza, preservare il proprio monopolio della "professione". Come ben ha ricordato il senatore Passigli l'esito del referendum del giugno scorso è stato inequivocabile: oltre il 65 per cento degli italiani ha chiesto l'abolizione dell'Ordine.
Se in Italia, come negli altri paesi, non vi fosse il quorum l'Ordine sarebbe già stato spazzato via. Questa gara al rilancio moltiplicando vincoli e titoli di studio universitari fittizi - ma chi sono i docenti? I soliti burocrati dell'Ordine? - è indecente e paradossale.
Ci auguriamo, al contrario, che il Parlamento ripristini la totale libertà del "mestiere" di giornalista, lasciando al Codice Civile, alla legislazione ordinaria e al mercato la tutela dei lettori e dei giornalisti stessi.
E, inoltre, che nessuno pensi a nuovi e odiosi bavagli per l'editoria elettronica -via Internet-, una straordinaria risorsa per la civiltà e la democrazia, nata e straordinaria cresciuta proprio perché fino ad oggi libera dalle prevaricazioni degli "ordini".