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Conferenza Rivoluzione liberale
Poretti Donatella - 12 aprile 1998
LA SPESA PER I PARTITI VAMPIRO
IL NUOVO FINANZIAMENTO

LA STAMPA, domenica 12 aprile 1998

di Guido Ceronetti

Fui uno dei tanti che votarono, qualche anno fa, perché lo Stato cessasse di finanziare con denaro pubblico organismi privati come i partiti. Il risultato di quel referendum fu talmente chiaro che i partiti - di cui mi viene vantata "l'insostituibile funzione per la democrazia" - messa in qualche luogo introvabile la "troppo democratica" volonta' popolare, che gli negava strepitosamente i finanziamenti, si sono dati subito da fare per una nuova legge di finanziamento al posto di quella abrogata. Il Senato l'ha gia' approvata (per la seconda volta, dopo il formale rinvio alle Camere da parte del Quirinale) e lo stesso tra breve tornera' a fare la Camera dei deputati.

Non sono un seguitore né un commentatore di tali manovre. Il potere m'interessa piu' nella sua essenza che in sequele di atti in cui e' difficile trovare un qualsiasi senso. Tuttavia, se debbo dare un parere sul finanziamento ai partiti diro' che mi sembra una porcheria, nient'altro che una porcheria.

Mettetemi in fila tutte le giustificazioni possibili, non giustificheranno che una porcheria.

E' gustosa la favola del "servizio". Le tasse, si dice, vanno per i servizi (Dio sa quant'e' vero!), i partiti svolgono un servizio, dunque e' giusto che una parte delle tasse vadano a loro, addirittura consensualmente, attraverso una specifica percentuale. E' un sillogismo del pettine: perché funzioni bisogna far quadrare il circolo di questo famoso "servizio"! L'utilita' pubblica, intendo pubblica davvero, con riferimento a tutti, di mantenere una sede come le Botteghe Oscure o di tenere nel polmone d'acciaio il partito repubblicano, che al massimo puo' essere ancora soggetto di evocazione medianica, e' sostenibile soltanto dagli interessati, che infatti lo proclamano: "Io sono di utilita' pubblica". Ma non siamo orbi, ci resta almeno la liberta' estrema, di fronte alla menzogna, dell'incredulita'.

C'e' un qualche beneficio pubblico, addirittura meritevole di finanziamento, in quei loro congressi nazionali? Il rituale dell'Opera - applauso quando entra il direttore d'orchestra, ovazioni terminali - e' gia' discretamente idiota, ma quello dei congressi! Relazione del Segretario. Discussione sulla relazione del Segretario. Voce dell'opposizione interna. Il cretino soffocato dall'emozione che piange al microfono: "Ascoltate la voce della base!". Che sara'? Il lamento del triangolo isoscele? E' dal 1945 che sento la stessa lagna: la voce della base! Evidentemente nessuno vuole ascoltarla, questa infelice base, perché si affanna tanto? Costa caro pero', questo non-ascolto! Un bel congressone di sinistra o di destra inghiotte miliardi!

Per forza tutto e' gia' stato deciso prima: il congresso serve a riempire pagine e pagine di quotidiani e notiziari televisivi del proprio conatus essendi , faccenda di utilita' pubblica quanto il mio o il tuo sforzo di esistere , ma la linea politica eccetera sono cose che non richiedono nessuna spesa, basta una cena per cinque o sei piu' le mogli in una trattoria romana, in sala riservata, occorre anche l' ampio dibattito sui temi ?

L' ampio dibattito che costa miliardi (quattro o cinque giorni dei piu' intensi: "Per una vera sinistra", "per una nuova destra", "per un centro da Terzo Millennio") gli e' consentitissimo dalla legge: sono liberi di dibattere anche per venti giorni, purché per dibattere le loro ampiezze non spendano soldi dello Stato, e invece li vogliono e li pigliano!

I partiti sono organismi privati, non diversamente da una associazione per la Buona Morte o dai Cabalisti Uniti, che lo Stato tutela ma che si pagano la propria sopravvivenza. L'utilita' pubblica dei partiti non va oltre l'interesse privato del partito. Al momento buono la loro scelta non e' mai per l'utilita' generale ma sempre, esclusivamente, per far vivere il partito . Fin dal loro primo coagulo, sono organismi tarati. Per una rigorosa selezione politica naturale, tali organismi poco vitali non hanno diritto di vivere. La loro esistenza e' di malati gravi. Un malato grave non pensa che a sé, a prendere farmaci, a togliere se puo' vita ad altri per durare di piu': cosi' e' il partito politico, un malato-vampiro, un morto succhiasangue, che ha con la societa' di cui e' escrescenza un rapporto miserabile, perché non ne capisce l'infelicita', ed e' per la propria durata disposto a buttare qualsiasi scrupolo.

Dei piu' sofistici e' l'argomento "corruzione". E dei piu' brutalmente ricattatori: "Dateci quattrini legalmente, se no corrompiamo e ci facciamo corrompere". In verita' i quattrini legali non gli bastano: li vogliono per la rispettabilita', che tuttavia non gli e' necessaria, dato che pur rispettandoli poco la gente li accetta come sono e li vota. Il loro credito e' bassissimo, la clientela vasta. Dunque in ogni caso un partito deve cercare dei finanziamenti mediante attivita' industriali e commerciali o ricorrere alla corruzione. Quando restano nella legalita', appaiono come furibonde imprese private, quotate, invece che in Borsa, in Senato e a Montecitorio.

Il finanziamento pubblico e' una magagna da Stato perdutamente "assistenziale": i partiti rientrano tra gli Enti Inutili, con l'aggravante che la spesa per loro non termina li', all'assicurata sopravvivenza, perché come governo e fabbricanti di leggi i mantenuti pubblici diventano gli arbitri di tutte le spese e possono decidere di qualsiasi assegnazione di fondi dello Stato.

Cento miliardi non sono molti: ma vengono dati a gente che poi stanzia i miliardi a migliaia in vista di una catastrofe pubblica come il Giubileo, senza una voce, un filo di voce di opposizione.

Una democrazia moderna deve trovare il modo di sbarazzarsi dei partiti, di trovare altre vie. I partiti stessi credo lo sentano questo loro essere ormai finiti. Pretendono le cure e il respiratore gratis e nello stesso tempo pensano: "Ma che cosa ancora faccio, qui?".

 
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