Roma, 15 aprile 1998
Dichiarazione di Benedetto Della Vedova, Lista Pannella, e coordinatore del Comitato Promotore Referendum sulla golden share:
"Il tira e molla tra Governo e Rifondazione Comunista sulla cessione al mercato di una quota ulteriore del capitale dell'ENI, sembra studiato apposta per gettare fumo negli occhi e nascondere almeno due bugie.
La prima, rispetto alla quale il Governo e l'Eni sono recidivi, è che si tratti di "privatizzazione": anche si arrivasse alla cessione da parte del tesoro di un ulteriore 15%, il totale controllo pubblico sulla società non verrebbe neppure scalfito. Non di privatizzazione si tratta, quindi, bensì di pubblicizzazione di risparmio privato: il monopolista statale assicura rendimenti ben più alti dei Bot in cambio di denaro fresco per le finanze pubbliche.
La seconda è che comunque lo Stato potrà garantire gli interessi generali (sic!), attraverso l'esercizio della golden share. Prodi, Ciampi e Nesi sanno che su questo è in corso una procedura contro l'Italia per violazione di obblighi comunitari da parte della Commissione europea, preannunciata nello scorso febbraio da una lettera ufficiale del Commissario Monti, per incompatibilità con il diritto comunitario.
Entro breve, quindi, dallo statuto dell'Eni (oltre che di Telecom) andranno tolte le riserve di poteri al Governo, pena la condanna comunitaria.
Su questo - anche a difesa del voto di circa 10 milioni di italiani che con il loro "sì" al referendum di giugno hanno chiesto l'abolizione della golden share - chiediamo che il Governo abbandoni ogni reticenza e rispetti da subito le determinazioni della Commissione europea.
La golden share è unicamente uno strumento protezionista e anti mercato, attraverso il quale Governo e partiti intendono mantenere il controllo di ampi settori dell'economia senza più nemmeno investire una lira di capitale di rischio."