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Conferenza Rivoluzione liberale
Vernaglione Piero - 15 aprile 1998
Faccio da tramite per un intervento in conferenza di Aldo Brancacci:

"Intervengo in ritardo sul tema "La Chiesa e Fini sugli omosessuali". Il messaggio della Chiesa lascia trapelare più di quanto non vorrebbe. La Chiesa, sappiamo, non condanna gli omosessuali, ma chiede loro di essere casti, cioé di reprimere la loro sessualità. Alla prima affermazione (offensiva per il solo uso di quel verbo, condannare, che essa promette di non agitare, a patto che...) il credente ha il dovere di obiettare che non esiste un solo fondamento teologico e religioso, nelle Scritture, che consenta di condannare l'omosessualità in quanto tale, e che, come istituzione, la Chiesa non ha altra potestà che quella che le deriva dall'essere, come già sapeva Locke (Epistola sulla tolleranza, 1685-6), "una volontaria associazione di uomini i quali si riuniscono di comune accordo per onorare Dio e per il conseguimento della vita eterna". Alla seconda affermazione ognuno ha il diritto di chiedere come si possa essere uomini reprimendo sé stessi e le proprie inclinazioni, e quale dignità abbia una visione de

ll'uomo fondata sulla separazione tra anima e corpo. Ma la Chiesa parla a nuora perché suocera intenda: non si riferisce solo ai ragazzi gay che frequentano l'oratorio, ma anche ai "suoi" omosessuali, quelli che portano la tonaca (si dice che il 50 per cento dei preti ha rapporti sessuali, e che la metà di questo 50 per cento ha rapporti omosessuali), dicendo loro, con quieto cinismo: reprimetevi, e non vi succederà niente...

L'affermazione di Fini è insieme espressione di una sottocultura, che ha il suo spazio nel nostro paese, e di un basso livello di cultura: cattiveria per cattiveria, vien voglia di rispondere che si vede bene che Fini ha frequentato le Magistrali, e non il Liceo classico, altrimenti saprebbe bene che tra omosessualità e insegnamento (o pedagogia) c'è un nodo antico, che comincia in Grecia, con Socrate e Platone. Dobbiamo dunque applaudire Berlinguer perché ha sciolto, con un decreto, le Magistrali? No, perché contemporaneamente si prepara a sciogliere, con una riforma, il Liceo classico. Eppure quel po' di cultura greca, di Patroclo e Achille, e di Alcibiade e Socrate, che, volendo, si poteva imparare al Liceo, era ed è una potente forma di resistenza intellettuale alla dominanza della cultura cattolico-clericale: per gli omosessuali, quale io sono, e per tutti gli altri."

 
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