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Conferenza Rivoluzione liberale
Grippo Antonio - 29 aprile 1998
LLL

Il testo di Bandinelli e' un chiarimento utile.

Credo che non sarebbe male continuare a chiarire ed a chiarirsi, perche' le

parole usate non siano solo parole d'ordine: visto che ai termini

liberale, liberista e libertario, singoli, in coppia o tutti insieme, si

attribuiscono, mi sembra, significati anche ben diversi.

Sacrosanto che ciascuno sia lib a modo suo, se no che lib sarebbe, pero'

qual'e' la caratteristica minima comune? Qual'e' lo scopo minimo comune?

La costruzione di una democrazia all'americana? All'inglese va bene?

Sarebbe gia' sufficiente un altro dei modelli continentali?

Lo scopo minimo comune e' semplicemente la democrazia vera al posto della

partitocrazia italica?

Liberale da solo e' gia' significativo, libertario e' necessario?

Quanto e' necessario essere liberisti per definirsi liberali?

Qanto stato e' accettabile, quanto stato e' necessario?

Bandinelli dice ad esempio che i libertarians sono liberalconservatori. Eppure nei loro

libri e nei loro discorsi lo stato e' il nemico da eliminare, o da ridurre ad un minimo che non

ha esempi attivi in occidente (o altrove). Allora, per esempio, i conservatori inglesi

cosa sono?

Domande (o farneticazioni) che mi faccio per capire. Perche' le

parole si incastrino in una lotta politica con obbiettivi chiari,

comunicabili anche, possibilmente.

 
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