Colgo l'occasione data da questo dibattito per inserire alcuni brani
dell'intervento che Marco Pannella tenne, nell'aprile del 1978
nel corso del Convegno L'ANTAGONISTA RADICALE:
"......Vorrei concludere con un'osservazione. Lo dico a Massimo Teodori.
Lo direi ad Angelo Panebianco se fosse ancora qui. E' Questa. Stiamo
attenti a non ritenere che esistano modi di vivere e di lottare omogenei
al militante non intellettuale, e altri
invece omogenei al militante intellettuale. Stiamo attenti perchè se una
cosa ci insidia è questa: se andiamo avanti fra un anno si renderà
omaggio alle nostre nozioni e quindi si renderà omaggio ai nostri uomini,
che appariranno uomini di nozione. Al di
là delle loro intenzioni si cercherà (si è prefigurato a Bologna) di
contrappporre il rigore, la serietà, il senso di responsabilità degli
uomini di nozione e delle nozioni rivoluzionarie, al partito della rabbia,
della scostumatezza, dei militanti paranoici ed "eccessivi. Se c'è un
momento in cui sono necessari, non la provocazione che non uso mai, ma
la durezza e il più fermo rifiuto alla richiesta che ci viene rivolta di
lasciare le nostre "armi", tutte le nostre armi, dalla "nozione" alle
"scostumatezze", nel vestibolo, all'ingresso, questo deve valere
soprattutto nelle università, sui giornali, alla radio, alla televisione.
Noi quando abbiamo le pezze al culo, possiamo forse anche accettare
di vivere regole e luoghi sociali e un'educazione diverse, vittoriane
o neo-borghesi, ma non possiamo non preveder fin d'ora - pena la morte
politica di tutti noi- che si tenterà di
separare di annettere, di integrare qualsiasi radicale che proponga in
modo non scostumato, cioè secondo il costume di classe del potere,
quello che insieme abbiamo imparato e a cui stiamo insieme dando corpo..."
".... E oggi il dovere degli intellettuali radicali, mi pare, non è quello
di dialogare all'interno delle strutture bobbiesche, che rispetto molto,
ma è quello di chieder conto a queste strutture della continua censura
della verità che, come leggono ogni
giorno, viene fatta- oltre che di negare-, superandolo e adeguando
alla verità della storia del partito, il loro specifico, abusivo oltre
che abusato.
Io credo che la rispettabilità sia importante solo se ne fa un uso
coerente con la nostra moralità: usare la rispettabilità che acquistiamo
contro i contenuti della rispettabilità altrui che ci vogliono sempre
più praticamente imporre. Altrimenti si confonde la libertà con la libertà
di scrivere solamente il saggio o l'articolo , nel linguaggio e nei tempi
e luoghi altrui...."
"....Dobbiamo sempre più parlare di teoria e di prassi radicale e
discuterne, a una condizione: che poi chi nel gioco delle nostre parti
si occupa soprattutto di riflessioni sulla teoria sia poi il primo a
difendere il partito e le verità contro coloro
che vogliono chiericamente fare del "sapere" e della sua comunicazione
un monopolio e un'arma per mantenere cieca e sorda la generalità,
riservando i diritti della conoscenza a diecimila o centomila persone,
libere di ben leggere e quindi di leggere
anche Panebianco che si esprime soprattutto attraverso il saggio.
Ma se Panebianco dicesse ogni tanto due parole di quelle che noi
solitamente siamo costretti a pronunciare contro gli scippi di verità
e di legalità, consentirebbe ad alcuni di noi, che
forse amano anch'essi la teoria, credono nella teoria, forse danno più
d'altri consapevolmente corpo alla lenta, lunga teoria di fatti radicali,
civile, alternativa, di dare anche noi il contributo della nostra
riflessione, delle nostre sistemazioni, teoriche o organizzative,
di teoria della prassi, e magari anche quella della conoscenza...."
--- MMMR v4.00reg