ciao a tutti!
un grazie a Rino per il suo lavoro sul web radicale e per le
info che posta in lista.
>"Si fa sempre piu' imminente il passaggio allo sciopero
della sete per
>impedire la soluzione finale del genocidio radicale, con la
chiusura di Radio Radicale.
lungi da me qualsiasi intento polemico, perche' se c'e' un
movimento o uno spirito libertario politico che ha
illuminato questo paese in tanti anni e' proprio quello
radicale.
le cose nel tempo sono molto cambiate e non tutti i
radicali, credo, siano oggi disponibili a condurre la lotta
per radio radicale con i mezzi e nelle direttrici oggi posti
in campo dai riformatori.
ne', d'altro canto, ritengo che la chiusura di RR, se
dovesse verificarsi, significherebbe un "genocidio
radicale". una mazzata alla liberta' di tutti si', ma un
genocidio no, non credo.
>Ed ancora la possibilità di unirsi al grande satyagraha per
>la vita di radio radicale e per la legalità
dell'informazione nel nostro paese, >compilando il form per
l'adesione:
gandhi si autodefiniva un satyagrahi, ovvero un ricercatore
della verita' e della sua forza, una ricerca che lui stesso
ha sempre sostenuto fosse priva di una fine ma che, invece,
aveva un chiaro momento di inizio nella sua coscienza e
nella storia
della sua vita. esattamente quanto accadde a Kwame Nkrumah o
a Martin Luther King.
non sono riuscito, in queste settimane, sentendo questa
parola usata anche a RR, ad identificare nella battaglia per
la
legalita' qualcosa di simile al Satyagraha che, credo, anche
per RR sia un termine di ispirazione gandhiana.
non credo, insomma, che ci si possa definire satyagrahi "a
tempo" senza perderne di vista il significato,
non riesco a vederlo o a capirlo, ne' riesco a
vedere nel digiuno e nello sciopero minacciato della sete
altro che un prendere a prestito mezzi che sono stati
utilizzati da un grande satyagrahi nel passato la cui azione
politica, peraltro, cresceva su altre fondamenta, perche'
era conseguenza della sua religione, stando a quanto
scriveva
su Harijan e diceva di se' stesso.
nell'editoriale a cui Rino ci rimandava, leggo:
>Gli scioperi della sete preannunciati sin dal 4 aprile
>sembrano diventare sempre di più una prospettiva
>inevitabile, con decine di persone pronte a passare ad un
>livello di scontro nonviolento mai affrontato prima dalla
>storia nonviolenta radicale.
davvero spero che non si arrivera' allo sciopero della sete,
misura estrema molto pericolosa che potrebbe rapidamente
condurre a
conseguenze che secondo me vanno ben al di la' del male che
si combatte.
anch'io sono profondamente in-dignato, da anni, per quello
che la stampa e' e, soprattutto, per come non solo in Italia
"il potere" sappia preservarsi e perpetuarsi anche
attraverso
la stampa.
e' quindi assolutamente necessario riuscire a porre questo
problema
all'attenzione di tutti in modo efficace, ovvero produttore
di risultati. ma lo si puo' fare con uno sciopero
della sete? sarebbe capito? sarebbe compreso? e,
soprattutto, se il danno che puo' provocare e' maggiore del
beneficio.. ha davvero un senso? non e' una contraddizione?
inoltre seguendo la storia di quanto e' avvenuto e seguendo
le ultime evoluzioni emergono una serie di responsabilita'
diffuse, dal presidente della Camera ai pidiessini: come
individuare in questo oceano di follia la persona sulle
spalle della quale lo sciopero della fame/sete vuole porre
perche' gli spettano le sue pesanti responsabilita'?
leggo poi:
>Rispetto a tutto questo, del resto, cosa resta da fare a
>chi non e' diponibile a rinunciare alla propria dignità per
>sopravvivere?
secondo me tre cose prima di tutto: cambiare modalita' di
dialogo, cercare nuovi referenti associativi e proporre la
cultura radicale in modo nuovo e piu' aperto (perche' la
storia del partito e' aperta in rete ai soli iscritti di
Agora'? visto che e' digitale rendiamola disponibile a
tutti), perche' c'e' davvero moltissimo nella memoria
radicale.
inoltre non credo che la dignita' dei radicali riformatori,
di RR o di altri possa essere a rischio oggi per il
comportamento scandaloso degli uomini che presiedono le
nostre istituzioni. a rischio c'e' la loro dignita', non la
"nostra".
ne' a rischio e' la "nostra" sopravvivenza, perche' credo
che quanto sta accadendo e i nonrisultati ottenuti stia
segnalando anche a chi e' piu' pannelliano di me la
necessita' di modificare l'impostazione della lotta.
insomma, e' un momento che puo' generare una grande
creativita'!
con fiducia, ciao!
paolo de andreis