Roma, 9 maggio 1998
Dichiarazione di Rita Bernardini:
"Il presidente Cheli, interpellato sull'ostracismo consumato da parte della RAI ai danni della Lista Pannella e in spregio alle direttive del Parlamento, ha dichiarato a Radio Radicale di non essere stato formalmente investito della questione da parte della Commissione di Vigilanza (" occorre un'investitura formale dev'essere la Commissione a segnalare che una sua direttiva è stata disattesa "). Ha insomma sostenuto che in assenza di un'esplicita denuncia da parte della Commissione non è possibile per l'Autorità sulle comunicazioni esercitare le responsabilità (nel caso: l'attivazione di procedimenti disciplinari) che la legge le assegna.
Il presidente Cheli sembra, purtroppo, male informato:
1) la Commissione di Vigilanza con la Risoluzione dello scorso 10 marzo ha formalmente denunciato la mancata applicazione delle direttive contenute nella Risoluzione approvata il 18 novembre 1997, che riconosceva l'esigenza di risarcire i cittadini della mancata informazione sulle iniziative della Lista Pannella;
2) il presidente della Commissione di Vigilanza, Francesco Storace, in data 14 marzo ha pubblicamente annunciato: "Ho già trasmesso all'Autorità per le Garanzie nelle telecomunicazioni la risoluzione della Commissione di Vigilanza sulla Rai che denuncia l'inosservanza degli indirizzi che abbiamo deliberato per il servizio pubblico riguardo al caso radicale. Aspetto dal presidente Cheli un primo atto di libertà: l'apertura di un procedimento disciplinare nei confronti dei dirigenti della RAI che si siano resi responsabili di tale violazione".
e soprattutto:
3) l'art. 1, comma 6, lettera c, numero 10 della legge 31 luglio 1997 n.249 prevede che "il consiglio accerta la mancata osservanza, da parte della società concessionaria del servizio radiotelevisivo pubblico, degli indirizzi formulati dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi ai sensi degli artt. 1 e 4 della legge 14 aprile 1975, n.103 e richiede alla concessionaria stessa l'attivazione dei procedimenti disciplinari previsti dai contratti di lavoro nei confronti dei dirigenti responsabili". Dunque è evidente che il compito di accertare le inosservanze alle direttive del Parlamento e di attivare i relativi provvedimenti disciplinari spetta in modo esclusivo all'Autorità sulle comunicazioni (e, nelle more della sua istituzione, al Ministro delle comunicazioni).
Non esiste dunque in materia alcuna attività preliminare o istruttoria affidata alle competenze del Parlamento; e poco senso ha invocarla da parte di chi, come il presidente Cheli, per ruolo e formazione dovrebbe conoscere meglio di chiunque altro le competenze del suo ufficio.
Chiarito l'equivoco, immaginiamo dunque che il presidente Cheli, in assenza di "ostacoli formali", voglia al più resto esaminare le questioni di merito, e, nella fattispecie, lo scandalo dell'abolizione di un partito a mezzo stampa."