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Conferenza Rivoluzione liberale
Caporale Cinzia - 11 maggio 1998
MANIFESTO DI BIOETICA LAICA SULLA PROCREAZIONE ASSISTITA

I progressi scientifici e tecnologici nel campo della procreazione umana hanno aperto allo stesso tempo orizzonti di possibilità e problemi etici e politici di rilevanza straordinaria. Di fronte ad essi, riteniamo che sia un dovere di chi aderisce ad una visione laica - che non significa anti-religiosa, ma semmai anti-dogmatica - proporre alla pubblica discussione principi ed applicazioni che possano essere un punto di riferimento nelle decisioni che i cittadini, come singoli, come società civile e come società politica, saranno chiamati a prendere. La maniera in cui la procreazione assistita verrà recepita nelle nostre società avrà delle conseguenze profonde, simboliche e fattuali, non soltanto in relazione al problema specifico, ma anche in rapporto a tutta la problematica dei "nuovi diritti", ovvero di quei diritti che sono tipici delle società tecnologiche, e che non possono essere ricompresi né nei diritti "negativi" né nei diritti "sociali" affermatisi negli ultimi due secoli

-NUOVE OPPORTUNITA', NUOVE PAURE -

Nel campo della procreazione assistita, i valori fondamentali che guidano la visione laica sono quelli dell'autonomia degli individui, della loro responsabilità nei confronti degli altri individui e delle generazioni future, e dell'equità nello stabilimento delle politiche pubbliche. Noi reputiamo che le tecnologie riproduttive già attualmente disponibili costituiscano una opportunità formidabile per un numero grandissimo di individui. Esse permettono, sia pure con disagi e costi personali e sociali non indifferenti, di poter realizzare uno dei fondamentali desideri e facoltà umane, quello della maternità e della paternità, anche là dove le condizioni materiali ed oggettive altrimenti lo impedirebbero. Per i laici il confine tra quel che è "naturale" e quel che non lo è dipende dai valori e dalle decisioni degli uomini. Nulla è più culturale dell'idea di natura. Per questa ragione noi non reputiamo che la procreazione assistita debba venire interamente ricompresa nel conc

etto di "terapia medica": l'idea stessa di terapia, infatti, presuppone che vi sia una deviazione rispetto a qualcosa che è ritenuto "naturale". In realtà, sebbene sia vero che per la grande maggioranza degli individui il ricorso alla procreazione assistita è una scelta conseguente alla impossibilità di avere figli attraverso i normali rapporti sessuali, non è necessariamente vero che chiunque scelga la procreazione assistita lo faccia per queste stesse ragioni. La scelta per la procreazione assistita deve venire riconosciuta come l'esercizio di un diritto, e non deve trasformare chi la fa in un "malato", al quale un trattamento viene accordato o rifiutato in base a decisioni prese con la logica della terapia medica. La logica della terapia medica sottintende un giudizio morale negativo nei confronti della procreazione assistita. Il risultato inevitabile di questa visione è che non soltanto si impongono dei costi di tipo morale a coloro che decidono di ricorrervi, ma si pro

ietta una connotazione negativa sui bambini che nascono grazie ad essa. Quest'ultima è una condizione che è inaccettabile da parte di chiunque reputi che le persone abbiano valore per la loro individualità, e non per il modo in cui sono venute al mondo. Per lo stesso principio, noi reputiamo che sia inaccettabile una regolamentazione della procreazione assistita che privilegi, de iure o de facto, un certo modello di famiglia rispetto ad altri. Questo significherebbe non prendere atto che, nelle nostre società, il modello "tradizionale" di famiglia non è più universalmente dominante, e che le decisioni degli individui, insieme all'evoluzione dei rapporti sociali ed economici, hanno portato all'emergenza di molte forme diverse, che meritano eguale rispetto. La riproduzione è una delle sfere essenziali di esercizio dell'autonomia umana, delle decisioni che ognuno prende per sé in libero accordo con altri individui. Il ricorso a tecnologie di riproduzione assistita deve venire inquadrato in q

uesta fondamentale realtà, che è insieme antropologica e propria della civiltà giuridica delle società avanzate. Come per ogni altro aspetto della realtà sociale, l'autonomia individuale deve venire esercitata in modi e limiti che permettano la compatibilità tra le azioni di tutti i cittadini, ed il rispetto dei diritti di tutti i cittadini, a partire dai più deboli di essi, tra i quali vi sono evidentemente i nuovi nati.

 
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