Il principio delle società liberali considera le istituzioni pubbliche come garanzia di libertà ed equità. Il primato del pubblico sul privato coincide col primato delle regole che garantiscono i diritti universali. Questa visione è alternativa rispetto ad ogni visione organicistica, che vede i cittadini come dei minori che devono essere posti sotto tutela da parte delle istituzioni pubbliche. Ed è alternativa con ogni visione che estende il principio delle decisioni politiche maggioritarie ad ogni aspetto della vita dei cittadini. La salvaguardia dei diritti, infatti, viene 'prima' del principio maggioritario. Anche nel caso della procreazione assistita, il principio delle società laiche e liberal-democratiche equivale ad affermare che la regolamentazione in questo campo non deve essere il risultato del prevalere delle convinzioni morali espresse da una maggioranza politica. Né la democrazia rappresentativa, né il sistema delle libertà costituzionali potrebbero esistere se l'ambito del diritto non fosse più ristretto di quello delle morali riconosciute e praticate in una data società. La differenza essenziale è che le morali prescrivono comportamenti specifici a coloro che vi aderiscono, e vietano tutta una serie di comportamenti in quanto contrari a certi principi. Diversamente, la funzione primaria del diritto è quella di evitare quei comportamenti che recano un danno certo od altamente probabile ad altri individui specifici o alla società nel suo complesso. In campo bioetico questa differenza ha delle conseguenze di grande portata. Proprio perché noi viviamo in società pluralistiche, dove non vi è una unica morale, ogni tentativo di costruire i principi giuridici sulla base delle norme di una singola morale sarebbe in contrasto con la democrazia liberale. Questo vale indipendentemente dal fatto che una qualche morale possa essere prevalente o comunque più largamente diffusa di altre, perché i diritti delle persone non sono meno violati per
il fatto che venga loro imposto autoritativamente quello che esse accetterebbero volontariamente. Noi reputiamo che la legislazione sulla procreazione assistita debba rispettare i principi dell'autonomia, e non debba essere il risultato del prevalere di maggioranze politiche "trasversali" che convergono nella volontà di affermare - qualunque essa sia - una certa visione morale particolare.