Roma, 12 maggio 1998
Dichiarazione di Benedetto Della Vedova:
"In una intervista al Sole-24Ore, il capogruppo diessino in Senato, Cesare Salvi, afferma che quello che i partiti allunghino le mani sui patrimoni delle Fondazioni "è un rischio che va evitato". Nella realtà Salvi sa bene che non si tratta di "rischio", ma di certezza. Anzi, il Parlamento sotto l'abile guida della maggioranza ulivista sta scientificamente operando perché ciò accada: la legge in via di approvazione sancirà l'affidamento alle Fondazioni di un patrimonio tra i 60 e i 100 mila miliardi di lire, patrimonio risultante dalla dismissione delle partecipazioni bancarie. Salvi ben sa, infatti, che il 46% degli amministratori delle Fondazioni sono direttamente nominati da Comuni, Provincie, Regioni e Governo e quindi dai rappresentanti dei partiti nelle istituzioni; che un altro 25% viene o cooptato o nominato dalla associazione delle Fondazioni stesse; che non si può certo dire che al di fuori delle logiche di partito avvengano le nomine delle Camere di Commercio o degli Ordini Professionali (20%).
Con la nuova legge, quindi, i partiti si troveranno a gestire ogni anno migliaia di miliardi "pubblici" attraverso le Fondazioni in settori cruciali come la sanità, i beni culturali e la ricerca scientifica al di fuori di ogni controllo democratico diretto. E lo stesso dicasi per la possibilità di acquisire partecipazioni in grandi aziende pubbliche privatizzande o private. Ciò che Salvi finge di voler scongiurare e ciò che l'Ulivo vuole che accada: le Fondazioni saranno uno strumento ineguagliabile di clientela e di manipolazione del consenso nelle mani dei partiti, in primo luogo quelli al potere.
La discussione attorno all'Authority e a chi la debba nominare, è solo un paravento: la "roba", infatti, è già al sicuro."