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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Roma - 14 maggio 1998
India-test atomici
Il quotidiano L'Opinione pubblicherà domani il seguente articolo di Paolo Pietrosanti, che è Consigliere Generale del Partito Radicale.

INDIA LEVATRICE DELLA STORIA

di Paolo Pietrosanti

Gli esperimenti atomici e termonucleari indiani impongono alcune considerazioni, che si scontrano con un muro di ovvietà pericolose. Pericolose per tutti.

- Il partito BJP nazionalista indù, quello che guida la variegatissima maggioranza governativa indiana, è il raggruppamento attualmente maggioritario di un'area politica indiana che ha avuto tra i suoi membri anche colui che il 30 gennaio del 1948 uccise Mohandas Gandhi, il "Mahatma". L'India di oggi mantiene di quel Gandhi una memoria vivissima, amorosissima e amorevole; ma quasi da subito ridotta in massima parte ad iconografia (di cui fa parte anche il pur bellissimo e famosissimo film).

- Il nazionalismo indiano è cosa diversa dai nazionalismi che abbiamo conosciuto e conosciamo in Europa: l'India è un paese multietnico e multireligioso, che ha costruito uno stato sostanzialmente laico, anche grazie al Mahatma. Insomma, l'orgoglio nazionale dei cittadini Usa non è lo stesso nazionalismo, per fare un esempio, che può prosperare in uno stato fondato sulla omogeneità etnica o religiosa. L'orgoglio nazionale è stato uno dei pilastri che insieme Gandhi ha costruito e utilizzato nella lotta per l'autogoverno (sarebbe infatti utile, sia detto incidentalmente, guardare alla grandiosa e ineludibile eredita' di Gandhi storicizzandola, senza svilirla attribuendole connotati sistematici e ideologici).

- Il Governo attualmente in carica in India è stato formato meno di due mesi fa. Sarebbe interessante sapere da qualche esperto quanto tempo occorre per preparare tecnicamente esperimenti del genere a partire dalla decisione politica di metterli in atto, per capire se il progetto appartiene esclusivamente al Governo attuale, e in che misura. E d'altra parte sappiamo che la massima parte dell'opinione pubblica della democrazia indiana, e la quasi totalità degli schieramenti politici hanno sostenuto gli esperimenti.

- ragioni di politica domestica hanno certamente influito sulla decisione degli esperimenti. Ma è proprio questo che impone di guardare all'evento indiano fuori da superficiali indignazioni. In primo luogo perché quell'evento palesa il vero grande problema del mondo di oggi, e la sua pericolosità.

C'è chi ha osservato che l'evento palesa la incapacità degli Usa di effettivamente fungere da stabilizzatore economico e politico del pianeta. E sempre più frequenti provengono proprio dagli ambienti finanziari e "pan-economicisti" gli appelli al rafforzamento e addirittura alla creazione di istituzioni politiche e di governo sovranazionali.

- Se è certo moralmente esecrabile, l'esperimento indiano è comprensibile. E soprattutto è assai istruttivo. Perché rende evidente che nella globalizzazione dei fattori economici nessuna stabilità può giungere, se non è accompagnata da coraggiose scelte politiche e soprattutto istituzionali.

- E' la esclusività della soggettività giuridica degli stati sul piano internazionale che pericolosamente non regge più. Perché a guardare le cose di oggi, l'India non ha violato alcun trattato, alcuna norma interna, e le minacce che le si rivolgono sono necessariamente di tipo non giuridico. Una società non potrebbe reggersi se potesse condannarsi per furto soltanto il ladro che avesse sottoscritto gli articoli del codice penale che puniscono il furto.

- Nella economia globalizzata ciascuno di noi si trova a patire le conseguenze di scelte, decisioni su cui non ha quasi alcun controllo. Se ciò rappresenta un passo indietro in termini di livelli di democrazia, "soprattutto" questo impone una ridefinizione totale degli assetti istituzionali internazionali. Ma intanto, parallelamente, impone che le questioni e le scelte, le sedi delle decisioni di politica estera dei singoli paesi cessino di essere segretamente ed esclusivamente gestite dai governi, su cui nemmeno un controllo parlamentare e' di fatto efficace.

- Se l'Italia assume una posizione o un'altra rispetto all'India, o alla Cina, mercati potenziali o attuali di 2 miliardi di individui, quelle decisioni coinvolgono la vita, il benessere, le aspettative, gli investimenti di ciascuno. Sempre di più. Non possiamo permetterci di lasciare ad altri, praticamente senza controllo, la gestione degli affari nostri.

Proprio in questo senso non può bastare, e non può bastarci una Europa in cui la sovranità politica continua a pertenere esclusivamente ai singoli stati, incapaci di dare risposte. E ancora, non può bastarci e non può bastare che l'Europa, la potenziale quanto necessaria e urgente federazione di popolazioni che aspirano o godono di processi e metodi democratici rimanga legata ai limiti geografici dell'Europa.

- Prima o poi il Transpartito transnazionale che è il Partito Radicale dovrà pur porsi il problema, cioè l'obiettivo, di dare concretezza politica e progettualità al bisogno di questa Europa, al bisogno di istituzioni politiche e di governo globali.

La scienza economica e finanziaria è molto più avanti della politica. Ma la inadeguatezza della politica la paghiamo puntualmente e sempre noialtri.

 
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