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Radio Radicale/rassegna stampa: L'Opinione

Un Paese normale

di Gualtiero Vecellio

(L'Opinione, 15 maggio 1998)

Un paese "normale": è quello dove due ex presidenti della Repubblica, Francesco Cossiga e Giovanni Leone, sei senatori a vita: Giovanni Agnelli, presidente onorario della Fiat, Giulio Andreotti, Carlo Bo, Norberto Bobbio, Paolo Emilio Taviani, Leo Valiani e l'ex presidente del Senato Carlo Scognamiglio, sottoscrivono una mozione con la quale si impegna il Governo a prorogare la convenzione (scaduta) con Radio Radicale, concessionaria del servizio di trasmissione radiofonica delle sedute parlamentari; e di assicurare che le successive convenzioni siano stipulate in seguito a gara, da realizzarsi nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale a tutela della concorrenza.

E' lo stesso paese "normale" dove questa mozione viene sottoscritta da otto ex presidenti della Corte Costituzionale: Antonio Baldassarre, Vincenzo Caianiello, Francesco Casavola, Aldo Corasaniti, Giovanni Conso, Mauro Ferri, Ettore Gallo, Livio Paladin. E poi da due ex presidenti del Consiglio: Emilio Colombo e Silvio Berlusconi; e da 560 tra deputati e senatori appartenenti a tutti i gruppi politici presenti in Parlamento.

E' sempre lo stesso paese "normale" dove lo spirito e le finalità di questa mozione viene condiviso da un centinaio di personalità del mondo della cultura italiana.

E a darsi pena di spulciare il lungo elenco, si trovano direttori ed editorialisti di importanti emittenti Tv e giornali: da Maurizio Costanzo a Emilio Fede; da Carlo Rossella a Ferruccio de Bortoli; da Paolo Liguori a Pietro Calabrese; da Enrico Mentana a Ferdinando Adornato.

Bene: è "normale" che avendo pur pubblicamente riconosciuto l'urgenza della questione Radio Radicale: non ne abbiano poi fatto una loro bandiera? E' normale che sul Corriere della Sera siano apparse inserzioni a pagamento per supplire la carenza informativa, e dare la notizia che il proprietario di fatto del giornale (Gianni Agnelli), il direttore (Ferruccio de Bortoli), e alcuni editorialisti e commentatori di punta (Angelo Panebianco, Paolo Franchi, Claudio Demattè, Piero Ostellino), ritengono urgente e importante risolvere il caso Radio Radicale?

Ed è normale che anche dopo la pubblicazione di queste inserzioni, il giornale, di suo, non ritenga di dover spiegare perché tanti illustri personaggi lo ritengono importante?

E' "normale" che oltre 3000 cittadini stiano effettuando uno sciopero della fame a sostegno della causa di Radio Radicale, e che di questa iniziativa nonviolenta non si dia notizia, non si avvii una riflessione sulle ragioni e la modalità dell'iniziativa? E' normale quello che sta accadendo nel paese "normale"? Bisogna essere squatter e spaccare vetrine per avere "visibilità"?

Personalmente sono dispostissimo a credere che le "lamentele" e gli "strilli", di Marco Pannella e dei radicali valgono meno di zero; sono infondati e non hanno il becco di una ragione. Ma se è così: se hanno torto, perché non spiegare le ragioni del torto, di modo che tutti possano sapere e capire?

E al di là di tutto: perché non ci si spiega l'abbaglio e il colpo di sole che tanti illustri personaggi sembrano aver preso, visto che quelle "ragioni del torto" le hanno fatto loro?

 
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