Roma, 21/5/98
Illustre Presidente
In merito alle questioni legate alla rete radiofonica della Rai dedicata al Parlamento, mi viene segnalato che la stessa trasmette programmi legati ad avvenimenti non parlamentari. Si tratta di segnalazioni autorevolmente confermate dalla relazione bimestrale sull'attuazione delle linee editoriali della Rai riferite al bimestre gennaio-febbraio 1998. In essa si legge che la rete, definita come canale destinato all'informazione sui lavori parlamentari e la vita delle istituzioni, ha dato largo spazio a aventi come la conferenza stampa annuale del Presidente della Corte costituzionale, gli "stati generali" della sinistra a Firenze, la conferenza programmatica di Alleanza nazionale a Verona, la direzione di Rifondazione comunista a Roma, e altro ancora. Se la conferenza del Presidente della Corte potrebbe forse non risultare ultronea, certamente gli altri eventi non possono qualificarsi come istituzionalmente rientranti nella programmazione di quella rete.
Si tratta di programmazione non consentita dalle norme vigenti: sia l'articolo 24 della legge 6 agosto 1990, n.223, sia l'articolo 14 del vigente Contratto di servizio (approvato con decreto del Presidente della Repubblica 29 ottobre 1997) affermano infatti con chiarezza che debba darsi luogo a "una rete radiofonica dedicata esclusivamente a trasmissioni dedicate ai lavori parlamentari". Che non possa esserci spazio per altro tipo di programmazione lo si rileva anche dai lavori preparatori della legge n.223, riportati dal resoconto stenografico della seduta (31 luglio 1990) in cui la Camera dei Deputati approvò l'art.24 citato. In quell'occasione il relatore, l'On. Aldo Aniasi, specificò testualmente, come da allegato, che si trattava "di creare non già una ulteriore rete della Rai-Tv, bensì una rete istituzionale per la Camera, il Senato e per gli altri organismi costituzionali"; confutando in tal modo, proprio in relazione alla peculiarità del contenuto della rete, l'obiezione che la rete stessa fosse isti
tuita in violazione delle regole anti-concentrazione che la "legge Mammì" stabiliva, e che la recente legge n.249 del 1997 ha in parte mantenuto.
Ritengo che l'autorizzazione data dal Ministro Maccanico al varo della rete parlamentare non sia da intendersi come un "via libera" a violare le norme esistenti.
Ciò detto, valga questa mia come segnalazione formale al Ministro delle comunicazioni, titolare dei poteri di controllo sull'attuazione del Contratto di servizio, e come invito formale al Consiglio di amministrazione della Rai affinché garantisca il rispetto delle norme. La loro ulteriore violazione potrebbe configurare responsabilità per profili di carattere giudiziario e amministrativo certamente sussistenti, anche con riferimento alle vigenti norme anti-concentrazione.
Con l'occasione, la prego di gradire i miei migliori saluti.
Francesco Storace