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Partito Radicale Rinascimento - 22 maggio 1998
RADIO RADICALE: PANNELLA SCRIVE A PRODI

Roma, 22 maggio 1998

Sulla vicenda di Radio Radicale Marco Pannella ha inviato questa mattina a Romano Prodi una lettera della quale riportiamo il testo:

"Caro Romano, ti ringrazio molto per il tuo pensiero premuroso e amichevole da Parigi.

Credo proprio che l'ottimo Professor Marino mi abbia sorprendentemente rimesso a posto la macchina, anche se ovviamente qualche ammaccamento, dopo tanto intervento, il corpo lo denuncia.

Consentimi di approfittare dell'occasione di questo mio grazie, per ricordarti che resta ancora senza risposta di qualsiasi tipo, anche solamente burocratica e formale, la mia lettera del 28 marzo alla quale pure credevo, e credo tuttora, io possa attendermi di meritare un cenno di attenzione e fors'anche qualcosa di più.

Come ti scrissi allora la nonviolenza è dialogo, è fiducia ed è da noi praticabile solo nell'ambito di lotte e di azioni volte ad assicurare il rispetto e l'esecuzione di leggi e di impegni da parte del potere, mai per "ricattarlo".

Stamani 20 partigiani della nonviolenza e radicali hanno sospeso dopo più di quarantotto ore lo sciopero della sete che, per alcuni di loro, se protratto avrebbe potuto significare ben presto un esito letale.

Io penso che ormai sia chiaro a tutti che quando il Presidente della Commissione di Vigilanza Francesco Storace renda pubblica la sua convinzione di un genocidio crudele e pressoché totale in atto da tanti anni e che ha raggiunto ora perfezioni geometriche vi ammonisca anche - necessariamente - che ovunque vi sia strage di legalità lì la storia porta poi anche strage di vite e di popoli.

"La vita del diritto per il diritto della vita" è da decenni il nostro motto.

Io spero ardentemente che non sia necessario in questa occasione rischiare fino in fondo la vita per non avere certezza di morte. Spero che il tuo Governo e la tua maggioranza, il tuo Ulivo incomprensibilmente accanitisi a volere riportare loro lo scalpo dei radicali, non raggiungano questa triste gloria.

Mi auguro che tu voglia trovare il tempo necessario per dire e ascoltare parole di verità su questa vicenda almeno nelle ultime ore utili cioè domenica sera o lunedì mattina. Io attenderò di essere ricevuto da te, con i miei compagni, di nuovo in digiuno nonviolento.

Vuoi scommettere che il più debole non sarò io ma coloro che lo sono e tu continui a delegare a rappresentare il tuo Governo, le tue idee e la tua maggioranza?

Ciao, un cordiale saluto, Marco Pannella."

Nella giornata di ieri era stata resa nota una missiva riservata al Presidente del Consiglio del 28 marzo scorso che riportiamo in allegato:

"Signor Presidente, caro Romano Prodi,

mi rivolgo sia al Capo del Governo, sia alla persona e al cittadino. Nei due casi, le tue testarde distrazioni ed omissioni diventano colpevoli, e alla fine dolose; diventano ignavia e concorso, non so quanto "esterno", in numerose violazioni di diritto.

Tu stai concorrendo in parte determinante a imporre rischio di vita, e rischio di morte, a quanti hanno a cuore la legge e la parola, il diritto, i diritti e i doveri civili e sanno che occorre dar corpo, se necessario, al diritto negato, alla legge violata, alla parola tradita.

Al Presidente temo non possa fregare di meno; a Prodi e a Romano non so ancora se le tristizie del potere abbiano occupato tutto lo spazio della coscienza e della responsabilità.

Da sei mesi almeno, migliaia di cittadini rari ed esemplari, che fanno fede ai tuoi impegni e onorano la tua parola, conducono un Satyagraha, uno sciopero della fame. Decine e decine di loro continuano a lottare giorno e notte, astenendosi dal cibo, e così hanno fatto per più della metà dei giorni trascorsi dal 21 novembre dello scorso anno: nella clandestinità assoluta, imposta dal regime, la cui evocazione ti fa terribilmente sorridere.

E grazie principalmente a loro - oltre che ai vostri impegni e alle vostre esortazioni - che mi fu possibile a dicembre non violare la tassativa prescrizione, o il pubblico monito, che mi veniva e viene dai medici, e rinviare (speravo: superare) la mia assunzione piena di responsabilità in questa lotta per la sopravvivenza (innanzi tutto di un minimo di dignità civile, di decenza anche umana).

Da martedì sarò costretto da te a partecipare allo sciopero della fame di quasi altri duemila poveri cristi radicali.

Pronunciamo pure la parola che sarà di certo usata: ricatto. Il ricatto, caro Presidente e caro Romano Prodi, è tutto vostro, tuo. Le leggi, la ragionevolezza, gli impegni sono negati, ridicolizzati. Da voi. Le vostre leggi, i vostri impegni, la vostra ragionevolezza.

Il Parlamento, la Commissione di Vigilanza sulla Rai, denuncia che è vero, è totale, l'azzeramento, l'annientamento della nostra esistenza e delle nostre lotte, passate e presenti. Il Parlamento ha ingiunto per due volte, in meno di 4 mesi, il ripristino della legalità, della decenza. E si è passati - come risposta - da 0,1 a zero presenze televisive. Il "monito" è servito a perfezionare la nostra abolizione.

Ma il paese ignora, per ulteriore censura, il fatto e la denuncia. E tutto questo dura, giorno dopo giorno, da lustri, e da settimane, stasera, domani, sempre. Il Governo? Non è competente. La persona, il cittadino Prodi? E occupato.

Se allora giungo a rischiare non più solamente la vita, ma, onestamente, la morte - e te lo comunico a chiare lettere - denuncerete, di sicuro, "il ricatto". Cazzo, dico io: che cattolici, che liberali, che buoni padri di famiglia. Complimenti.

Ma veniamo a qualcosa che ti riguarda ancora più puntualmente.

1) Dal 20 novembre ci avete annunciato la scelta di un disegno di legge, piuttosto che di un decreto (tecnicamente ampiamente giustificato), per la proroga della convenzione con Radio Radicale, "perché via più sicura e anche più rapida", meglio adeguata. Ciò comportava, evidentemente, un vostro impegno anche a nome o per conto della vostra maggioranza. Implicava, semplicemente, che anche in questa occasione foste "Governo", che esercitaste atti di responsabilità verso le vostre scelte ed i vostri indirizzi.

Avete invece trattenuto fino agli estremi limiti a voi concessi (e quasi mai praticati) il ddl adottato il 16 gennaio, facendolo letteralmente scomparire, tanto da provocare una nota della Presidenza della Repubblica, che, "motu proprio", rivendicava di aver sottoscritto il ddl in pochissime ore. Lo avete quindi presentato in extremis alle Camere con imperfezioni inconsuete, e con un articolato assolutamente estraneo alla concreta delibera del Consiglio dei Ministri, da voi illustrata. Il Ministro delle Comunicazioni ha poi "difeso" in modo irrisorio il ddl al Senato.

Siamo, quindi, ancora all'inizio dell'itinerario parlamentare, alla mercé di quel "Partito RAI" del quale il Ministero delle Comunicazioni è parte determinante, in manifesta contraddizione con gli indirizzi di Governo, di Parlamento, comunitari, e delle "Autorità" competenti. Si eleva ogni giorno, contro di noi, e contro regole minime di diritto e buoncostume politico, uno sbarramento fatto di falsità, di menzogne, di trabocchetti, di manovre dilatorie, di disonestà intellettuale e di azioni di stampo letteralmente mafioso. Grazie, complimenti, caro Presidente e caro Prodi.

2) Dal 21 novembre noi trasmettiamo "Radio Parlamento" in regime di proroga unilaterale di fatto. Non gratuitamente, ma all'alto costo del denaro preso in prestito dalle Banche. Come ben sai, da sempre, e dalle tante tue posizioni di osservazione - dall'IRI ai Governi - noi siamo assolutamente la sola forza politica che si autofinanzi e che non abbia nemmeno usato a propri fini i finanziamenti impostogli.

Ma c'è da precisare che siamo assolutamente soli a trasmettere RADIO PARLAMENTO, secondo le regole, le norme, le forme fissate dalla Convenzione. La RAI fa le sue trasmissioni come può, come le va, come sa, come vuole; grazie ai soldi del canone, grazie ad una rete ad hoc interamente acquistata con i soldi del contribuente. Non ti pare vile, diseducativo, non democratico, che il Governo accetti e nutra questa situazione? Ci fate pagare cara la nostra capacità civile, la nostra onestà. Non ce la perdonate, caro Presidente. Perché è insostenibile constatare che è possibile vivere, operare, lottare, così. E le vostre viscere si ribellano, soffrono, perché la coscienza è in tal modo messa a nudo, come la libertà e la responsabilità di ciascuno.

3) L'Autorità antitrust ha statuito. Ha chiesto che l'art. 14 del Contratto di servizio sia abrogato, non "sospeso". Era quanto avevamo chiesto, secondo logica. Se si sceglie il regime della gara e della Convenzione non si mantiene un "obbligo" che lo pregiudica e lo nega.

Questa è, certamente, la tua posizione. Ma il Ministro delle Comunicazioni dichiara che il Governo mantiene la propria posizione (quale?), e abdica ad ogni responsabilità e ad ogni impegno; la cosa riguarda solo il Parlamento, e non il Governo. Il partito Rai-Tv, Rifondazione comunista, Comunisti unitari, la cellula pidiessina del potere telecomunicativo e digitale, ma, soprattutto, Il Ministro all'emittenza Vita e il suo sottosegretario ad intermittenza, non ancora pensionato, Maccanico, continuano così liberamente nel loro disegno per noi assolutamente criminoso. Continuano a dettare legge: e a farlo, da membri del Governo, contro gli indirizzi del Governo.

A QUESTO PUNTO LASCIO LA PAROLA - AUGURANDOMI CHE TI INTERESSI, DIRETTAMENTE E PERSONALMENTE - ALLA DOCUMENTAZIONE ALLEGATA, POICHÉ I TUOI COLLABORATORI SANNO BENE O CREDONO DI SAPER BENE CHI SIA DAVVERO IL PADRONE, E QUEL CHE SI AUGURA DA TE.

LASCIO LA PAROLA ALLA DOCUMENTAZIONE, NOIOSA E SCANDALOSA. MI AUGURO CHE TU LEGGA. MA E AFFAR TUO, MALAFFARE VOSTRO. NOI CI CHIAMIAMO FUORI E NON SOLO CONTRO QUESTI MIASMI DI PALAZZO E DI POTERE.

PER FINIRE, TI INFORMO CHE DA MARTEDI SERA IO POSSO BENISSIMO RIMETTERCI LA PELLE; O NO, COME MI AUGURO. CON ALDO MORO AVETE DIMOSTRATO A LUI, E GIA ALLORA ANCHE A ME, DI CHE STOFFA SIETE SPESSO FATTI QUANDO STATE O SIETE "AL POTERE". MORIRE PER UN VINCENZO VITA, O PER UN FALOMI, E UN NAPPI, IN QUALCHE "GRADOLI" E GIA SUCCESSO. TUTTO SARO, FUORCHÉ STUPITO.

PACE E BENE, FRATELLO.

Marco Pannella"

 
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