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Conferenza Rivoluzione liberale
Grippo Antonio - 25 maggio 1998
Il terno al lotto

Mi viene spontaneo, anche e soprattutto perche' da un certo punto di

vista puo' apparire oggi irriverente e inopportuno, ricordare banalmente a me stesso cosa sia

la sanita' pubblica romana ed italiana, quello che poi sempre si e' detto, quello di

cui siamo tutti convinti.

E', essenzialmente, un terno al lotto. Non mancano i buoni medici, il personale

preparato, le macchine giuste. Il fatto e' che solo talvolta, per un colpo di fortuna,

il tutto si incastra in modo che agisca il meglio, o almeno il decente.

Molto piu' spesso prevale un incastro che si esplica in disinteresse, superficialita',

cafonaggine, purtroppo anche vasta incompetenza, con le conseguenze che tutti

sanno.

Questo per la persona comune. Per quella nota no, e' ovvio, indipendentemente

da chi sia la persona, dalle sue idee e dalla sua volonta'.

Per la persona nota, almeno-meno male, si muove solo e sempre il meglio, il caso si va a nascondere.

Per la persona nota l'ospedale pubblico equivale sempre, minimo, alla

clinica privata dove il primario opera qualche pomeriggio a settimana; per

quella non nota invece no, se non per puro caso. Anzi, come e' successo a me e a tanti altri (tutti?)

il professore ti fa capire che se accetti un rischio l'ospedale va benissimo,

ma se vuoi il meglio, ad esempio che ti operi di persona e con la migliore

disposizione professionale, l'indirizzo e' un altro.

Un giorno mi tagliai un dito in due, all'ospedale X mi operarono 3 volte,

peggiorando ogni volta, distruggendo tutto quello che potevano distruggere.

Un infermiere dimentico' strettissimo sul tavolo operatorio l'apparecchio per

la pressione, il braccio mi divento' nero. Avvertii, per sentirmi rimproverare

con tono da bullo, aho', nun mo-o potevi di' prima?

E il "professore" era li', a un metro, si guardava bene dal redarguire

l'infermiere, figuriamoci.

Il letto accanto al mio era occupato da settimane da un sanissimo ragazzo

parente di un medico, che doveva rifarsi la punta del naso, che trovava troppo

appuntita. Piu' in la' c'era un malato grave, supplicava ogni dottore che entrava di spiegarli qualcosa.

Col dito a pezzi mi affacciai in una clinica, trovai lo stesso macellaio

dell'opspedale X che sorrideva benevolo e fuggii.

Il primario dell'ospedale Y poi mi ri-opero', spiegandomi appunto quanto sopra: che se

volevo certezza del meglio dovevo evitare l'Y ed andare in una certa clinica.

Il dito si muove solo un po', dopo molti e molti milioni che non potevo

permettermi, il taglio iniziale era routine, poteva tornare perfetto...

E sono stato fortunato, ad altri, per cose gravi, va molto peggio, ogni giorno.

Temo le malattie, ho il terrore, perche' non ho un lira.

Quel referendum fatto fuori era un buon inizio, peccato proprio.

Eppure con la comunicazione giusta - semplificata - su un argomento come la

sanita' si potrbbero raccogliere milioni di firme, ancora.

 
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