Jean-François Revel (Le Point, 30 maggio 1998)
(...al volo e con orrori:-)
L'Italia che ha tanto inventato e tanto donato all'umanita' nel campo delle arti, della musica e delle scienze, soffre purtroppo d'una mania imitativa e d'una mancanza d'imaginazione nel campo delle istituzioni. S'e' infatti ostinata a voler copiare le costituzioni francesi, proprio quando queste danno prova delle loro nocivita', stanno crollando o sono sul punto di farlo.
Nel 1947, l'Italia, fondando la sua repubblica, si doto' d'una costituzione che riproduceva quella della terza repubblica francese. Questa costituzione del 1875, aveva mostrato durante gli anni '30 la sua tragica inefficacia in quanto strumento di governo, e la versione italiana aggravo' i fattori d'instabilita' e paralisi. Per completare i suoi errori l'Italia aggiunse lo scrutinio proporzionale e l'elezione a suffragio universale del senato. Ad una camera dei deputati gia' ingovernabile l'italia ne aggiunse un'altra non meno ingovernabile.
Oggi, i parlamentari italiani stanno per pronunciarsi su d'un progetto di riforma istituzionale che s'ispira, questa volta, alla quinta repubblica. Proprio nel momento in cui questo congegno subdolo che accumula da piu' di dodici anni sintomi della peggiore incoerenza, sembra, nella sua forma attuale, avviato ad una fine prossima.
Nel 1996 fu creata a Roma una commissione composta da senatori e deputati, incaricata di preparare la riforma. Questa commissione - detta Bicamerale - comincia il suo lavoro il 5 febbraio 1997. Il suo progetto, che inizia ora ad essere discusso in parlamento, riprende la costruzione mista del semi-presidenzialismo alla francese, cioe' d'un regime ne' completamente presidenziale ne' completamente parlamentare.
Su questa causa di confusione, oramai evidente in Francia, la bicamerale ne innesta una seconda: non solo il presidente italiano sara' eletto a suffragio universale ma anche il primo ministro! O almeno, lo sara' secondo un modo di scrutinio equivalente, moralmente e politicamente, ad una elezione diretta del popolo, passando sulla testa del parlamento. Questa formula stabilira' dunque in permanenza alla testa dello stato un contrasto assurdo, da noi per fortuna intermittente, conosciuto sotto il nome di 'coabitazione' tra due esecutivi di segno contrario.
La situazione di contrasto, o almeno il rischio permanente d'un conflitto tra le istituzioni, sara' anche peggiore in Italia, poiche' ciascuna delle due teste dell'esecutivo bicefalo derivera' la sua forza da una sorta di legittimazione plebiscitaria. In Francia, il primo ministro e' neutralizzato dal presidente quando il suo partito ha la maggioranza dell'assemblea e viceversa. In Italia invece, se il progetto attuale sara' adottato, il pericolo di conflitto tra presidente e governo diverra' non solo costante ma insormontabile.
Non e' nella direzione del semipresidenzialismo che bisogna cercare stabilita' ed efficacia. La prova? Dal 1975, in 23 anni, la Germania ha avuto due cancellieri e due governi; la Spagna quattro premier e tre governi; l'Inghilterra cinque premier e tre governi; la Francia undici premier e sei governi. I parlamentarismi hanno dunque generato piu' stabilita' e continuita' del semipresidenzialismo. Inoltre, durante tre periodi di due anni - e quello nel quale ci troviamo e' lungi dall'essere terminato- la Francia ha vissuto nell'equivoco morboso della coabitazione.
La Bicamerale dovrebb'essere percio' composta, piu' che di politici, di storici ben informati sulla realta' contemporanea, capaci di trarre la giusta lezione dalle esperienze fallimentari degli altri.