mi dispiace dirti che non sono d'accordo con le tue riflessioni intorno alle "bombe indopakistane". Non per un malinteso pacifismo ma per ragioni di politica, geopolitica e difesa della democrazia nel continente asiatico. Mi spiego.
Occuparsi del "Grande Gioco" asiatico, dell'economia e della geopolitica del continente più grande e più popoloso del pianeta é certamente interessante, secondo me, é assolutamente indipensabile affrontare i temi con estrema voglia di conoscenza. Le civiltà asiatiche sono alquanto diverse da quella Occidentale; ed hanno una storia così complessa, lunga, variegata da imporci una fortissima attenzione ed anche, se mi consenti, una certa "umiltà".
Fatta questa necessaria premessa, passiamo al nocciolo della questione: l'Asia é al centro sia di una vera e propria Grande Depressione economica e sociale sia della partita strategica più importante del pianeta, lo scontro fra le superpotenze e le civiltà chiave del ventinesimo secolo. Si può dire che, con le bombe indopakistane e la crisi indonesiana, siamo entrati a piene mani nel prossimo secolo, anzi nel prossimo millennio.
La Vecchia Europa ovviamente ha molte difficoltà nell'"esportare" democrazia, stato di diritto, legalità, ovvero i beni civili più importanti della sua civilizzazione moderna; si tratta di beni frutto di una storia complessa e lunga e ben difficilmente sono "esportabili" con la forza e la coercizione. Quindi é necessario affidarsi al tempo, alla pazienza, alla Storia (con la S maiuscola) per vedere crescere democrazia, stato di diritto e legalità in terre e presso popoli lontani: anche se le vie del "Signore" sono infinite e proprio il caso dell'India innamorata delle istituzioni britanniche, democrazia di Westminister in primo luogo, sta lì a dimostrare. In genere però l'"esportazione" di questi "beni civili" é particolarmente difficile; particolarmente in una epoca di "scontro fra le civiltà" (per dirla con il titolo di un recente, importante saggio...). L'Occidente non é il "dominatore" del pianeta: nuove civiltà, con grande forza demografica ed economica, si stanno affacciando. I loro "valori", le loro
istituzioni sono diverse; l'interazione fra loro e noi é possibile ed auspicabile, ma non con il fucile (o l'arma nucleare) in mano da parte nostra. Il diritto sovranazionale, universale, globale ben difficilmente si potrà affermare sull'onda di eserciti e flotte occidentali; é indispensabile una grande cultura e capacità di "persuasione". La premessa, lunga et noiosa, é necessaria per rimettere sui piedi un discorso giusto che però secondo me stava sulla testa, quello appunto dello stato di diritto, della legalità a livello internazionale! Che sia indispensabile un ordine giuridico sovranazionale é evidente; che però sia possibile proporre un siffatto ordine sulla base di fucili, bombe nucleari e magari armi biologiche é alquanto opinabile. Non per pacifismo ma per ragioni economiche, demografiche e geopolitiche. Possiamo ad esempio piegare l'India ad osservare un trattato di non proliferazione (peraltro non firmato da New Delhi) con le sanzioni economiche e magari con un bel blocco navale? Possiamo imporre
alla Cina il rispetto dei diritti civili in Tibet impedendo rapporti commerciali con le imprese occidentali e magari con lo spiegamento di una flotta di portaaerei e sottomarini strategici al largo del mar cinese meridionale? Ho qualche dubbio.
Ma arriviamo alla questione di queste settimane, le bombe indopakistane. In questi giorni a mio avviso si sta giocando una partita formidabile per la futura egemonia nell'Asia continentale fra il regime cinese, diventato sempre di più patner chiave del capitalismo occidentale nel governo della grande crisi asiatica, e la democrazia indiana, diventata non affidabile per la sicurezza strategica del continente. Questa partita la sta vincendo Pechino; la scelta nucleare di New Delhi é deleteria per l'interesse indiano e secondo me consegnerà l'Asia continentale all'egemonia cinese.
Mi spiego: la corsa agli armamenti atomici nell'Asia meridionale (Nb: é un po' stucchevole cercare di determinare chi ha cominciato per primo...il problema é ben altro...) infatti rende possibile, anzi probabile un confronto nucleare nel subcontinente, fra india e Pakistan. Chi ci guadagnerebbe da un siffatto scontro nucleare, con la conseguente massacro di popolazione e di attività economiche e sociali nei due paesi? Ovviamente la Cina.........che rimarrebbe unica arbitra del potere strategico nell'Asia continentale.
Ma perché un confronto nucleare é non solo possibile ma "probabile"? Per la logica stessa della corsa alle armi atomiche, fatto questo che caro Paolo tendi ad ignorare totalmente. Mi permetto quindi una piccola disgressione: nell'epoca della Guerra Fredda l'equilibrio del terrore é stato conservato grazie all'impossibilità della capacità di "primo attacco": Usa ed Urss sapevano che l'avversario avrebbe mantenuto una gigantesca capacità nucleare anche di fronte ad un primo attacco devastante. Questa era l'essenza della dissuasione: si sarebbero comunque "salvati" da qualsiasi attacco una potenza di bombardieri strategici e di missili Slbm (quelli basati su sottomarini, Polaris, Poseidon, Trident) tale da distruggere sia l'avversario che l'intero pianeta.
Nel caso indopakistano, al contrario, i due potenziali contendenti possono ragionevolmente pensare di poter distruggere, con un "primo attacco nucleare" i tre, quattro siti e basi di armamento dei pochi bombardieri con capacità atomica e dei due, tre siti-basi missilistiche; e quindi possono "ragionevolmente" pensare di avere la capacità di first strike. Anzi, per poter mantenere la capacità nucleare i due contendenti devono scatenare l'attacco atomico prima di una dura offensiva convenzionale.
Tutto ciò potrebbe, forse, restare una faccenda puramente virtuale se non fosse che India e Pakistan hanno gravi controversie, la crisi del Yammu-Kashimir, e storici mitivi di odio reciproco; nonchè hanno la congiunta "necessità" di una forte demagogia interna, il neonazionalismo confessionale come base per i rispettivi governi.
Abbiamo quindi una ragione "contingente" di scontro, la crisi locale; motivi "storici", la divisione del subcontinente su basi confessionali; una forte spinta politica, i neonazionalismi crescenti; una forte spinta sociale, le crisi deflazionistiche della regione asiatica; ed uno strumento, le armi nucleari, che spingono, in assenza di una effettiva dissuasione reciproca, ad una logica di primo attacco.
Chi ci guadagnerebbe da un confronto nucleare indopakistano? Dalla distruzione dell'intera economia del subcontinente e dal massacro di decine, centinaia di milioni di indopakistani? Non mi pare difficile da capire: la potenza continentale rimasta indenne, la Cina, insieme con la Russia....
Ma, supponiamo che il G7 riesca ad organizzare un sistema di sicurezza asiatico e riesca a mediare efficacemente fra India e Pakistan per la crisi del Kashimir e magari ad imporre meccanismi di controllo sugli arsenali nucleari del subcontinente. Chi sarebbero i "Garanti" internazionali di quell'intesa? Ancora una volta Cina e Russia.
Conclusione: per affermare il proprio ruolo politico, l'India, ho il sospetto, si é andata ad infilare in un simpatico tunnel. Se gli va bene, ed evita il confronto nucleare, avrà un contingente di truppe cinesi a garanzia della pace del Kashimir; se gli andrà male, e ci sarà una guerra atomica, allora vedremo contingenti di volontari cinesi nell'Uttar Pradesh impegnati nelle operazioni di soccorso.. Bello vero?
cordialissimi saluti, in attesa di una tua risposta......
claudio landi