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Conferenza Rivoluzione liberale
Radio Radicale Claudio - 14 giugno 1998
Rileggendo meglio il pezzo critico dell'amico Vernaglione mi sono accorto, ahimé, che gli devo un'altra spiegazione. Argomento: la crisi asiatica. Quindi tedierò un altro po' i malcapitati lettori di codesta conferenza e il loro sfortunato Moderatore....

La crisi asiatica non é una crisi meramente finanziaria. Non é cioé come il crollo di qualche anno or sono di Wall Street era una crisi meramente finanziaria. L'economia reale nordamericana non era in recessione e la fiducia di risparmiatori et consumatori Usa era, ed é elevata. Quindi la crisi della borsa non poteva trasmettersi all'economia reale e ai comportamenti dei cittadini- consumatori-risparmiatori. In Giappone, in Est Asia sta accadendo esattamente questo: la crisi finanziaria, anzi valutaria si é trasmessa all'economia reale; i consumatori tengono sotto il mattone i loro soldini. Risultato: l'economia giapponese é in netta recessione; i consumi cadono verticalmente; tutti i paesi estasiatici pensano di far ripartire le rispettive economie con le esportazioni (formula consueta per quelle nazioni, peraltro...).

La crisi asiatica non é provocata da cattive scelte di portafoglio delle banche e delle finanziarie; peraltro é lo stesso sviluppo capitalistico (qui la lettura di Schumpeter si impone...) che richiedo il finanziamento di imprese e innovazioni aldilà della loro validità (scelta che ha sempre un fortissimo dato di imprevedibilità, quindi di discrezionalità "politica"...: le scelte di investimento sono sempre al buio; il mercato non può trasmettere con esattezza le informazioni sulle scarsità relative dei prossimi dieci anni; proprio per questo le scelte di investimento non possono strutturalmente obbedire a logiche di mero mercato in una economia capitalista; e questa é una delle grandi forze e delle grandi contraddizioni del "sistema" capitalista privato...). Ovviamente la discrezionalità e la velleità di alcune, di molte scelte di investimento possono formare "bolle finanziarie" che successivamente hanno la maledetta (e salutare) tendenza a scoppiare in faccia ai risparmiatori maleaccorti.

Il problema diventa molto grave quando queste bolle finanziarie si inseriscono in situazioni di potenziale Depressione; ovvero, e qui non si può non essere Keynesiani..., quando vi sono gravissimi deficit di "domanda effettiva". Le economie dell'asia orientale presentano gravi squilibri fra produzione e consumi. Sono contraddistinte dalla assenza di "socialdemocrazia". Questi squilibri sono stati "controllati" fino a quando questi paesi hanno potuto allargare le loro esportazioni. Quando la Cina ha svalutato e il Dollaro (moneta a cui le valute est-asiatiche erano strettamente agganciate) ha pesantemente rivalutato, la domanda delle esportazioni non é più potuta essere usata come volano e le contraddizioni di uno sviluppo ineguale e ingiusto (perché poco anzi punto "socialdemocratico") sono esplose.

Il Giappone da parte sua presenta problemi tutti suoi: da otto anni ormai é in recessione o meglio in stagnazione. L'economia del sol levante presenta anch'essa una grave crisi di "sovrapproduzione" a causa sia delle ineguaglianze sociali sia della particolarissima struttura di impresa ivi dominante. Insomma, in estrema sintedi, l'economia giapponese é notoriamente dominata da 4-5 grandi conglomerati (Zaibatsu) comprendenti imprese di tutti i settori economici, dall'industria pesante ai servizi più tradizionali. All'interno dei conglomerati vige la regole dell'impiego a vita e della massima mobilità interna; ogni Zaibatsu comprende banche, compagnie assicurative e finanziarie, case commerciali (anzi storicamente sono cresciuti proprio attorno alle compagnie commeciali...). Morale: il cittadino-lavoratore del sol levante lavora in una grande conglomerata; mette figlio e figlia in scuole pagate dalla conglomerata; ha la previdenza della conglomerata; va negli ospedali dell'azienda; mette i suoi sudati risparmi

nella Banca della conglomerata. Ciò da un lato incentiva comportamenti estremamente risparmiosi dei cittadini (e ciò crea deficit di domanda strutturali), da un altro lato crea barriere "naturali" insormontabili per imprese e istituti finanziari esteri; da un altro lato ancora crea legami incestuosi molto pericolosi fra imprese e banche.

Tagliare questo "sistema" sarà una impresa quanto mai difficile; si tratta di introdurre riforme di mercato e un welfare pubblico. Una apparentemente inedita combinazione di liberismo e di "socialdemocrazia". Almeno così a me pare.

La crisi del Giappone impedisce a quel paese di svolgere il ruolo che gli Usa hanno avuto nella gestione della crisi messicana: in tal modo la crisi estasiatica rimane ingovernata; si estende grazie ai deficit continentali di domanda effettiva; lo bolle finanziarie scoppiano; iniziano le svalutazioni competitive.

La situazione é tale che anche riconosciuti ultraliberisti ora richiedono una nuova Bretton Woods per la definizione di un sistema monetario internazionale fondato su cambi fissi. Il pericolo, realistico, é che la Grande Deflazione si allarghi dall'Est Asia alla Cina e poi alla Russia, al Brasile, al Sudamerica, al Sudafrica e infine all'Occidente atlantico.

Proprio nei giorni scorsi la Borsa russa é crollata: immediatamente Germania e Usa sono corsi al letto di Eltzin; il Brasile é tenuto sotto occhio da Fondo monetario e Autorità Usa. Ma tutto questo é sufficiente?

Insigni economisti e commentatori, importanti banchieri e finanzieri ritengono di no: la questione é appunto strutturale. Forse il FMI insieme alle terapie di mercato dovrebbe imporre terapie di Welfare.

Spero di essere stato chiaro. La crisi deflattiva asiatica é questione troppo importante per farne oggetto di slogan. Un po' di riflessione non ideologica sarebbe indispensabile. La domanda a cui rispondere é: come intervenire sui deficit di "domanda effettiva", sui grandi squilibri fra produzione e consumo che caratterizzano l'Asia, che hanno trasformato le Bolle finanziarie in Crisi strutturale?

La domanda non é solo economica: Depressione e Trasformazioni politiche vanno di pari passo. Ad esempio, quale nazionalismo prenderà sempre più piede in società piagate da una Grande Depressione.

Consiglio una escursione in Australia, continente ricchissimo, ampio, molto vicino alla crisi asiatica.Come hanno votato recentemente?

Un nuovo saluto a tutti

Claudio Landi

 
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