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Conferenza Rivoluzione liberale
Radio Radicale Claudio - 16 giugno 1998
Registro che Cappato e altri non sono d'accordo con la "indispensabilità" di una redistribuzione sociale nei paesi asiatici. Prendo atto e rimango alquanto meravigliato.

1. Sono alquanto meravigliato in primo luogo per una ragione molto empirica: le condizioni materiale dei lavoratori di quei paesi sono così pessime che predicare la necessità di una redistribuzione sociale appare mero buon senso. Basta leggersi qualche rapporto sulle condizioni di lavoro, sullo sfruttamento delle donne e dei bambini...

2. Sono alquanto meravigliato perché una certa redistribuzione sociale é assolutamente indispensabile per qualsiasi democrazia liberale; anzi é parte costituitiva di una democrazia liberale. Oppure c'é qualcuno che ritiene che possa esserci ad esempio democrazia liberale senza diritti e libertà di associazione sindacale? E che cosa comporta una forte organizzazione sindacale, o ambientale, o di difesa dell'ambiente o per i diritti delle donne o/e dei bambini, se non una forte redistribuzione sociale?

3. Sono alquanto meravigliato perché quando parlo di redistribuzione sociale (quindi di "socialdemocrazia", vorrei far notare le virgolette...), non intendo necessariamento un intervento statalistico. Quello é una della forme concrete della redistribuzione sociale, non necessariamente il migliore...

4. Sono alquanto meravigliato perché, comunque, non mi si é risposto al discorso di fondo, sulla quale mi apre che Pietrosanti (ma io non ho certo il diritto di interpretarlo...sia chiaro...) sia ampiamente concorde: se i paesi asiatici non introducono democrazia formale (Liberi Parlamenti, liberi partiti, stato di diritto, Costituzione Liberale) e democrazia sociale (liberi sindacati, contrattazione collettiva, stato di diritto sociale...), i paesi dell'area "atlantica" potrebbero dover ridurre il livello dei diritti democratici et liberali per reggere la competizione mondiale. Tradotto: se Cina, Indonesia, Vietnam, Thaillandia, Corea non diventeranno paesi pienamenti liberaldemocratici, non introdurranno pieni diritti politici, civili, sociali; se i lavoratori e in genere i cittadini di quei paesi non potranno partecipare pienamente al governo della Poleis, l'Asia orientale non supererà l'attuale Grande Deflazione (prodotta lo ripeto non da mere crisi finanziarie ma da un deficit strutturale della "domanda

effettiva") nazionalismi totalitari a parte e le democrazie occidentali potrebbero dovre ridurre il livello dei diritti....

MORALE: da tutto ciò mi pare che dovrebbe essere chiaro che io non auspico una redistribuzione sociale gestita dal Partito Comunista Cinese o dal regime dello SLORC in Birmania o dal regime di Suharto in Indonesia ma da "sani" regimi democratico-costituzionali.

 
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