Roma, 16 giugno 1998
Resoconto dell'intervento di Gianfranco dell'Alba, deputato europeo della Lista Pannella, che ha partecipato quest'oggi all'Assemblea degli azionisti di Telecom Italia a Torino.
"All'assemblea dello scorso anno - ha esordito Dell'Alba - gli esponenti della Lista Pannella avevano profetizzato che, alla luce delle scelte del nucleo stabile, del limite del possesso azionario del 3%, e della clausola della golden share, la "madre di tutte le privatizzazioni" si sarebbe rivelata un fallimento. Così è stato, al di là di tutte le peggiori previsioni. Quando l'autorevole Financial Times definisce Telecom Italia - sesta compagnia di tlc al mondo- una torre di babele non c'è davvero da stare allegri. Molteplici e gravi - ha continuato Dell'Alba - sono le conseguenze di un assetto azionario e statutario del tutto sbagliato: il marasma dirigenziale; le scelte imprenditoriali sballate, come dimostra la liquidazione del progetto Socrate, costato oltre 10 mila miliardi; il fallimento di FIDO; un titolo cresciuto della metà rispetto all'andamento medio del mercato azionario (mentre i titoli di France Telecom e Deutche Telecom, grazie a privatizzazioni ben più serie, crescevano in misura di gran lun
ga maggiore); l'improvvisa rottura dei rapporti con ATT e Unisource, solo perché negoziati dai passati amministratori; l'assenza di partnership internazionali; una sempre torbida contiguità con le scelte del Governo ..
Il Tesoro deve chiarire a se stesso e al paese che cosa vuole fare: il regolatore del mercato o il concorrente su tutti i tavoli. Oggi è come se fossimo in un casinò in cui lo Stato vince sia che esca nero sia che esca rosso, facendo pure il croupier, come nel caso di Wind.
Il Consiglio di amministrazione - ha concluso Dell'Alba - proponga la modifica dello statuto con l'abolizione della golden share e del limite del possesso azionario, per far sì che Telecom sia guidata da chi intende investire davvero nel futuro dell'azienda. E' ora di chiudere la fase della falsa privatizzazione. Ed è ora di rivedere anche la strategia internazionale del gruppo perché è impensabile accettare che mentre Milosevic si appresta a massacrare il popolo del Kosovo, gli ordini siano impartiti attraverso quella Telekom Serbia che costituisce uno dei più grandi investimenti che la Telecom Italia ha fatto, secondo una pessima logica economica ed una intollerabile logica politica."