Io nei diritti fondamentali comprendo anche il diritto di associazione sindacale e la difesa dei bambini dallo sfruttamento. Questi diritti non sono interventi redistributivi, se non come effetto indiretto. Sono invece regole volte a garantire libertà individuali.Gli unici interventi propriamente definibili come redistributivi sono quelli dove lo Stato manovra direttamente masse di denaro togliendole ad una categorie di persone e dandole ad un altra, attraverso l'espropriazione o attraverso livelli di imposte "penalizzanti" per alcune categorie. La differenza tra me e te è semplicemente che per te tali interventi non sono sempre i migliori, per me sono sempre ingiusti ed inefficaci.
Sulle regole, il diritto, la legge, come strumento di giustizia sociale, non credo abbia senso parlarne in senso astratto (quali diritti? non essere schiavizzati o andare in pensione a 50 anni?), ma credo pero' che l'obiettivo esplicito della legge debba semmai essere quello di garantire le libertà individuali (tra le quali quelle economiche).
Mi pare poi pericolosissimo affermare che l'esigenza di libertà, democrazia e diritto in Asia, sia un'esigenza anche "competitiva" dei Paesi "atlantici". Il presupposto di tale affermazione è che le dittature siano piu' competitive degli Stati di diritto. Non credo che ciò sia vero , perchè il costo della manodopera non è l'unico costo di produzione, e le dittature non sono il migliore ambiente per la creazione di manodopera qualificata, cioè quella fondamentale per la nuova economia.
Non credo che per le socialdemocrazie europee sarebbe una brutta cosa smantellare quelle strutture redistributive (e non sto parlando delle libertà sindacali, a meno che vogliamo considerare come tali il fatto di avere il sindacato mantenuto con i soldi dello Stato) che distruggono le nostre libertà di lavoro e di impresa e, di conseguenza, distruggono anche la nostra competitività.