a me sembra che quello asiatico si possa definire un capitalismo non liberista, cioé caratterizzato da una fortissima presenza dello stato, che interviene direttamente e pesantemente nell'allocazione delle risorse. Per esempio garantendo risorse finanziarie a conglomerati industriali che, per come sono strutturati e amministrati, un banchiere non pubblico, non di famiglia, non di partito, non si sarebbe mai sognato di finanziare. Altro che Schumpeter!
La crisi asiatica non é un fallimento del mercato, ma il fallimento del capitalismo senza libertà e senza mercato.