Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
dom 20 lug. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Rivoluzione liberale
Poretti Donatella - 21 giugno 1998
I REFERENDUM DELLA DISCORDIA
Tatticismi, legge elettorale e doppio turno

IL CORRIERE DELLA SERA, domenica 20 giugno 1998 di FERRUCCIO DE BORTOLI

Naufragata la Bicamerale, ci si chiede se valga la pena, ancora una volta, di imboccare la faticosa strada dei referendum per dare una spinta, anche se incompleta e incerta nell'esito, al cammino delle riforme. Se lo chiedono soprattutto i Democratici di sinistra e l'Ulivo in generale davanti a due iniziative proposte anche da esponenti dell'attuale maggioranza. D'Alema sembra orientato a sostenere il referendum del senatore Passigli diretto a eliminare lo scorporo, meccanismo oscuro dell'attuale legge elettorale che assicura una distribuzione dei seggi della quota proporzionale piu' favorevole ai partiti minori.

L'iniziativa di Segni, Abete, Occhetto e Di Pietro, che prende ingannevolmente solo il nome di quest'ultimo per via di un iperattivismo a volte fuori luogo (come l'incursione all'assemblea Telecom), si propone invece la totale abolizione di quel 25 per cento di proporzionale. Ha gia' raccolto 350 mila firme (mentre il referendum proposto da Passigli non e' ancora partito). Se passasse voteremmo con un'unica scheda, si rafforzerebbe il sistema maggioritario, anche se non risolveremmo del tutto il problema dell'eccessiva frammentazione dei partiti, per il quale la terapia piu' efficace e' e resta il doppio turno di collegio. La formula Passigli, ideata da un costituzionalista di vaglia, mantiene invece il 25 per cento di quota proporzionale, anche se di fatto ne dimezzerebbe il beneficio per i partiti minori.

E' indubbio che lungo la strada accidentata del maggioritario e del bipolarismo il referendum Segni-Di Pietro costituisca un passo piu' lungo e deciso, anche se insufficiente. La stessa cosa non puo' dirsi per Passigli che chiama gli elettori alle urne per un quesito largamente secondario (dove sono finiti i critici di Pannella e delle sue consultazioni parziali e inutili?). L'adesione poi alla proposta Passigli di forze notoriamente proporzionaliste fa affiorare qualche legittimo dubbio sulla reale efficacia maggioritaria dell'abolizione dello scorporo, che appare a molti, all'interno della maggioranza, come uno strumento per limitare i "danni" referendari, depotenziando la raccolta di firme alternativa, anche in vista della pronuncia di legittimita' della Consulta.

Una scelta unica da parte della Quercia per la formula Passigli rischia di rappresentare male la voglia riformista che la sinistra certamente ha, e D'Alema piu' di tutti, tradendo invece una preoccupazione contingente legata ai rapporti interni alla maggioranza; e appare una mossa puramente tattica, giustificata dalla necessita' di rinsaldare i rapporti fra Ds e Popolari. Propositi nobilissimi ma che dovrebbero rimanere separati dal dibattito sulle riforme.

Sarebbe poi paradossale se, dopo l'adesione di 101 parlamentari del Polo e il mezzo si' di Fini, l'abolizione della quota proporzionale diventasse un cavallo di battaglia esclusivo della destra con il testimone delle riforme che sfugge idealmente dalle mani di D'Alema (Berlusconi e' in tutt'altre faccende affaccendato). Ci si chiede allora, visto che il referendum ha soltanto natura abrogativa, se non sia urgente, soprattutto nel centrosinistra, una ripresa vigorosa, e priva di ambiguita', del dibattito sulla riforma della legge elettorale. Sono gia' state raccolte le firme necessarie per la proposta di legge d'iniziativa popolare sul doppio turno di collegio, un tema sul quale si avvertono anche significative aperture nel Polo. Una legge che si puo' discutere da subito, gia' domani mattina. Un passaggio ineludibile in qualsiasi cammino serio di riforma. Tanto vale affrontare subito il vero nodo, lasciando liberta' di scelta a tutti sui referendum, senza correre il rischio di catalogarli come di destra o di

sinistra ma lasciandoli apprezzare all'elettorato per quello che sono. Piu' o meno efficaci; certo ne' sufficienti ne' risolutivi.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail