dal nostro inviato
SEBASTIANO MESSINA
MORTERONE
C'era una volta un paesino così piccolo, ma così piccolo che non aveva neanche un postino, nemmeno un vigile urbano, neppure un panettiere. E a dire la verità, neanche il sindaco, il medico e il prete abitavano lassù. C'era una volta, quel paesino E c'è ancora, sospesa nel tempo lassù sulle montagne sopra Lecco. Si chiama Morterone: è il più piccolo comune d'Italia.
Cos'è successo a Morterone? Nulla. Non è mai successo nulla, neanche un furtarello, uno scippo o una rissa.
QUESTO è uno di quei posti dove nessuno ti fa compagnia tranne la solitudine, e uno ha tutto il tempo di scoprire se davvero la noia è la verità allo stato puro. Le statistiche dicono che ha 30 abitanti, ma come sempre mentono. Perchè la sera, quando il sole scompare dietro il crinale del Resegone, nelle case di Morterone restano solo undici anime. La più anziana è la Giuseppina, 77 anni, arzilla come una volpe. La più piccola è Giada, che ha compiuto due anni mercoledì scorso, ed è allegra e dolce come l'aria della montagna. Undici: cinque uomini e sei donne. Da quando la signora Paola è em igrata a Gorgonzola sono rimasti solo loro, a difendere la vita di un comune millenario, che una volta segnava il confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia. Sono rimasti solo loro, senza una scuola, senza un tabaccaio, senza un ufficio postale. Sono rimasti solo loro, con 24 mucche, 7 cani, 9 gatti e 98 galline.
Ogni tanto, anche qui ci sono le elezioni. Si attaccano i manifesti e si apre un bel seggio elettorale. Il problema vero è trovare i candidati, perchè i seggi in consiglio comunale sono più numerosi degli abitanti, e per comporre due liste che facciano almeno un po' di battaglia ci vogliono 24 nomi. Escludendo i vecchi e i bambini, non bastano neanche i residenti sulla carta. Così i candidati a sindaco si prendono fuori paese, come gli stranieri nelle squadre di calcio, e ognuno schiera il suo. L'ultima volta l'ha spuntata ancora una volta Giampiero Redaelli, 58 anni, che viene da Valmadrera ed è un ex dirigente della B lack&Decker. Ha preso il 5 7,79 percento dei voti. Cioè 15 su 26. Lo sconfitto era un leghista, un tal Mazzoleni, numero 1 della Lista Civica per la Rinascita: ha ottenuto il 42,31 per cento, che sarebbero 11 voti, e non s'è più fatto vedere. Fare carriera politica è facile, a Morterone: con un voto si diventa consiglieri comunali, e l'altra volta un candidato venne eletto senza aver preso un
a sola preferenza. Un mistero che nessuno ha mai saputo svelare.
Il sindaco si dà un gran da fare, perchè i 180 milioni del bilancio non bastano neanche per pagare le bollette, il segretario comunale (in comproprietà con Ballabio), e l'unica impiegata, la Betty, che ha un contratto part-time e per prima cosa ha dovuto mettere nel computer l'anagrafe di Morterone: se n'è andato tutto un pomeriggio.
Ma neanche lei va su in paese: il suo ufficio è a Ballabio, dove il mercoledì sera si riunisce anche la giunta. Cioè il sindaco, il vice sindaco Palmino Invernizzi e l'assessore Mariangela Invernizzi.
Assessore a che cosa? "A tutto" risponde il sindaco. "Non c'è bisogno di dare deleghe: ci si vede, C ' è questo da fare, vado io vai tu, chi ha tempo fa".
Il palazzo del municipio, in paese, apre solo la domenica dopo la messa, e il sindaco ci viene due volte al mese. Il resto del mondo si fa vedere quando può: la domenica viene il prete, il lunedì il postino. Il camion dei rifiuti e il medico appaiono solo se qualcuno li chiama, più o meno una volta al mese. Non s'è mai visto un farmacista, nè un tabaccaio, nè un netturbino, e l'ultima volta che la maestrina ha chiamato 1'appello è stato un quarto di secolo fa. "Ma noi stiamo bene così, non cambierei il mio paese con nessun altro" giura la signora Giuseppina, con un lampo d'orgoglio negli occhi. "Però... ". Però? "Ecco, almeno una volta mi piacerebbe andare a vedere una città come Roma".
Morterone è a quota 1200. Per arrivarci, bisogna arrampicarsi dalla Valsassina su una stradina a perpendicolo a forma di un serpente tarantolato, mettere le marce basse e soprattutto tenere d'occhio il bordo dell'asfalto: non ci so uard rail, e chi si distrae per re le faine che fuggono viene premiato con un salto nella scarpata. t un percorso così insidioso che nessun pullman ha mai accettato di percorrerlo, e dunque nessun mezzo pubblico ha mai raggiunto il paese. Una volta, quando nevicava, la strada era chiusa a valle da una sbarra, giusto per evitare rischi ai forestieri.
Ora la sbarra non c'è più, ma sono rimasti i cartelli di pericolo dal vago sapore minaccioso: "Ciglio indifeso", "Caduta massi", e addirittura "Slavine". Chi viene avanti lo fa a suo rischio e pericolo. In una bella giornata ci si mettono tre quarti d'ora a coprire quei 15 chilometri, e magari si incontra qualcuno: tre ciclisti affranti una Lambretta smarmittata e un contadino con quattro vitelli. Poi dietro le curve cominciano a spuntare le case: linde, ordinate, deserte. Due e tre baite, poi di nuovo il faggeto, perchè Morterone è un arcipelago di casette e ha 30 residenti ma 31 frazioni.
Il primo segno di vita - Giada che chiede la cioccolata alla nonna - viene dalla trattoria dei Cacciatori, che una volta doveva essere il teatro dei ballisti con la doppietta. Oggi di quel glorioso passato venatorio sono rimaste solo le tracce: la volpe, la martora e il camoscio imbalsamati e l'attaccapanni fatto con gli zoccoli di capriolo. Una volta arrivati lì, vi accorgerete che il vostro cellulare è andato il letargo: il Resegone, nella sua maestosa saggezza, protegge il paese dalla nevrosi del trillo víbrante.
La vita scorre lenta quassù a Morterone. La tv racconta i tormenti e le ansie della grande vallata, ma qui si preparano altri grandi avvenimenti: stasera si farà festa per battezzare il gonfalone del paese, nuovo come l'emblema che il paese non ha mai avuto: un faggio metà spoglio e metà carico di foglie, "simbolo della rinascita del paese", spiega Mariangela, instancabile assessore factotum. E poi? Poi verrà l'estate, si farà la "gran cagnara con dimostrazioni di cani", e poi la "gara di scopa d'asse", e per finire la "taragnata sotto le stelle (con prenotazione obbligatoria)". Così scivola il tempo, quassù a Morterone, Valsassina.