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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Marco - 20 luglio 1998
Spettabile Corriere della Sera

All'attenzione del Direttore

Dott. Ferruccio de Bortoli

Roma, 20 luglio 1998

Egregio Direttore,

con l'articolo apparso sul Corriere di oggi Indro Montanelli avanza la proposta/provocazione di un referendum sulla questione Berlusconi. A parte la superficiale confusione creata da Montanelli sul concreto funzionamento dello strumento referendario, è grave il tentativo di porre una sola persona come responsabile del blocco del dibattito politico, e di pensare che il giudizio popolare sul "caso Berlusconi" possa sbloccare la politica italiana.

Chiamare in causa, su un caso individuale, il giudizio del popolo italiano ("per celia", certo, ma per "cercare di dire cose serie", come precisa lo stesso Montanelli) è una proposta giacobina e pericolosa, che fa perdere di vista la centralità delle regole e della democrazia nel dare soluzioni alla crisi italiana. In questo senso vorrei citare un paio di proposte, avanzate molti anni or sono, con ben altra serietà politica:

Sulla questione magistrati andrebbe ricordato, visto che si parla di referendum, che gli italiani già una volta furono chiamati ad esprimersi sul sistema giustizia (e non su questo o quel caso giudiziario): allora (1987) stravinse la proposta dei radicali di rendere i giudici civilmente responsabili per i propri eventuali errori. Gli altri partiti poi intervennero per tradire l'esito referendario e garantire l'irresponsabilità dei magistrati, con danno enorme per i magistrati stessi, esposti collettivamente alla perdita di credibilità causata dagli errori commessi dai singoli. E' attualmente firmabile in tutte le segreterie comunali d'Italia un referendum analogo, ma, ce lo insegna Montanelli, il referendum (quello vero) è "inflazionato", e quindi molto meglio censurarlo.

Sulla questione corruzione, andrebbe altresì ricordato che la depenalizzazione del finanziamento illecito ai partiti sarebbe cosa inimmaginabile se i magistrati avessero applicato sin dall'inizio la legge, contestando il reato di associazione a delinquere a tutti i partiti della partitocrazia, PCI/PDS incluso, come richiesto a quei tempi dalla Lista Pannella.

Se si fosse rispettata la volontà popolare e la legge, oggi avremmo, invece che la polemica sul caso Berlusconi, la possibilità di rivalerci in sede civile sui magistrati per quegli "eccessi" che ormai tutti ammettono essi abbiano compiuto, e nel contempo si sarebbe potuto procedere alla sacrosanta confisca degli immensi beni mobili e immobili che i partiti dei ladri della Prima Repubblica (ancora trionfalmente in vigore) hanno accumulato sulle spalle dei cittadini.

Dove era il neo-giacobino Montanelli a quei tempi? Non è che per caso l'associazione a delinquere è prosperata proprio per la copertura assicurata dai giornalisti oltre che dai magistrati e dai politici (tranne le solite lodevoli eccezioni, in via di eliminazione, anche fisica, per tutte e tre le categorie)?

Marco Cappato

 
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