La mia, ovviamente, era solo poco più che una provocazione e vedo con piacere che ne hai colto in pieno il senso.Del resto hai offerto lo spunto per un dibattito utile e necessario, nel quale mi tuffo con un paio di riflessioni (spero sensate, il che mi riesce, purtroppo di rado)
Dal punto di vista lessicale sono convinto che il termine "nonviolenza" sia ormai sinonimo di lotta con metodi Ghandiani; ritengo, infatti, che linguaggio e parole "vivono" e si evolvono, spesso cambiando il loro stesso significato originario (basti pensare alla distinzione che abbiamo sempre fatto tra nonviolenza e pacifismo).
Tra l'altro anche il termine Satyagraha è stato usato da molti di noi come sinonimo di digiuno (di dialogo, di lotta, o quant'altro). Cosa vorrebbe dire altrimenti la frase: "Organizziamo un grande Satyagraha di dialogo con centinaia di digiunatori" ?
Da queste considerazioni deduco (probabilmente errando) che il termine "nonviolenza" non sia più inadeguato di per sé, e quindi nessun altro aggettivo andrebbe (ribadisco il condizionale!) aggiunto dopo.
Nella lingua parlata, e quindi viva, noi radicali siamo riusciti ad imporre anche termini ostici come "transnazionale" piuttosto che internazionale, dando alla parola stessa valore e pregnanza unici.
Quanto poi a strumenti e mezzi di lavoro e di lotta politica sono perfettamente d'accordo con la tua analisi, ed il dibattito che è iniziato a partire dalle telefonate agli iscritti è un ottimo punto di partenza.