PRIMA RICERCA STATISTICA SULLE SENTENZE ESEGUITE DAL S.UFFIZIO Roma, 6 ago. (Adnkronos) - L'Inquisizione Romana? Piu'
garantista di quanto si e' sempre creduto finora; piu' clemente dei
tribunali civili dell'epoca. Nonostante l'ampio credito di cui gode
l'opinione contraria, solo una piccola percentuale dei processi
davanti ai famigerati tribunali ecclesiastici si concludeva con una
condanna capitale. Tra il 1542 (fondazione dell'Inquisizione) e il
1700 venne giustiziato ogni anno sul rogo il 2-3% degli eretici. La
cifra e' il risultato della prima indagine statistica sui fascicoli
dei tribunali inquisitoriali di Venezia, Aquileia, Napoli e Palermo
conservati negli Archivi di Stato di Venezia, Trieste, Napoli e
Palermo. La ricerca e' stata condotta dagli storici americani John
Tedeschi e William Monter, i quali l'hanno pubblicata nel volume ''Il
giudice e l'eretico. Studi sull'Inquisizione Romana'', edito da Vita
e Pensiero.
In quasi 260 anni, finirono davanti a questi quattro tribunali
dell'Inquisizione circa 12mila imputati. Il picco dei processi fu
raggiunto fra il 1580 e il 1610. Verso il 1620 il ritmo di lavoro
degli inquisitori rallento' repentinamente. Venezia, dove gli
imputati erano stati in media 33 all'anno dal 1547 al 1630, scese a
una media annuale di 15 imputati fra il 1631 e il 1720. In Friuli
(tribunale di Aquileia) il calo fu altrettanto cospicuo: da una media
di 25 imputati all'anno nel periodo 1580-1615 a soli 10 nel
1615-1700. Napoli scese da una media annuale di 31 imputati
(1564-1620) a 14 (1621-1700). La Sicilia passo' da 33 imputati
(1560-1614) a 14 (1615-1700).
Nei documenti veneziani e friulani del XVI secolo al 75% degli
imputati veniva contestato di essere dei ''luterani'', al 15% di aver
letto libri proibiti e al restante 10% di essere dei generici
''eretici'' (tra le imputazioni: simpatizzare per i giudei, mangiare
carne in quaresima). Nell'Italia meridionale il 40% era accusato di
seguire l'insegnamento di Maometto, il 30% di essere protestante e il
20% di praticare arti magiche. Nel corso del XVII secolo in tutti e
quattro i tribunali la magia e la stregoneria (circa 70% dei
processi) soppianto' il protestantesimo come il piu' comune capo di
imputazione.
I dati rinvenuti negli archivi sui rei consegnati
all'Inquisizione mostrano che nella stragrande maggioranza dei casi i
processi si chiusero o con l'archiviazione o con pene ''leggere''.
Fra piu' di mille imputati che comparvero davanti al tribunale di
Aquileia (1551-1647), solo quattro furono giustiziati. In 100 anni a
Venezia su 795 eretici processati, solo 11 furono messi a morte. Una
incidenza delle condanne a morte lievemente superiore si registro' in
Sicilia e a Napoli. In 50 anni, secondo un calcolo approssimativo, i
due tribunali mandarono al rogo 60 imputati.
Il rogo, la reclusione a vita e i lavori forzati sono le
raccapriccianti sanzioni associate, nell'opinione comune, ai processi
dell'Inquisizione. Tuttavia -sostengono i professori Tedeschi e
Monter nelle conclusioni del loro studio- ''l'esame delle centinaia
di sentenze suggerisce che normalmente le pene fossero molto piu'
miti. Con grande frequenza ci si imbatte in forme di pubblica
umiliazione, dalle abiure lette sulle gradinate delle chiese la
domenica o in altri giorni festivi, di fronte alle persone che si
recano a messa, alle penitenze sotto forma di cicli di preghiere e
devozioni, della durata di mesi o anni''.