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Radio Radicale Radio - 9 agosto 1998
POLITICA IN CORSIA Pannella, invettive e lamenti dal letto d'ospedale
"Il referendum? La Consulta lo boccerà su ordine di D'Alema e Scalfaro". "Questo regime va abbattuto"

Il Messaggero Domenica 9 Agosto 1998

di MARIO STANGANELLI

ROMA - "Come sto? Una chiavica. Vuoi che traduca?"."Non è necessario". Marco Pannella un po' mente, un po' no. Perché non è certo sentirsi da papa quando si sta con le flebo nellevene del collo in una microstanzetta della Cardiochirurgia del Policlinico che accoglie a malapena il suo metro e 90 di stazza. Ma non è neppure l'immagine di un mezzo cadavere quella che si ha di fronte. Anzi, Pannella, nei cui occhi azzurri luccica lo sguardo allucinato e sognante di sempre, pare star meglio che tra le inedie di alcuni dei suoi digiuni estremi. Ha lasciato il reparto di terapia intensiva e ha iniziato - sostenuto dall'ottimismo dei medici e con forse un pizzico di docilità in più verso le prescrizioni - il percorso di una convalescenza che non sarà brevissima. Tuttavia, quello iniziato nel maggio scorso nel reparto diretto dal professor Benedetto Marino, per l'impianto di quattro by-pass coronarici e per le successive complicazioni, è l'unico "carcere" che le Istituzioni - sia puresanitarie - sono riuscite a infli

ggere a Pannella, in quasi mezzo secolo di "eversione" civile. In un intervento sul Messaggero, Valter Vecellio ha lamentato l'indifferenza che nell'opinione pubblica circonderebbe il suo ricovero inospedale... "Uhm - bofonchia il leader storico dei radicali italiani - mi pare lo stesso rimprovero che si muoveva ai fascisti che non si preoccupavano dei raffreddori di Ernesto Rossi". Lapidario. La stanzetta è invasa dai giornali che gli angeli custodi che si avvicendano giorno e notte al suo capezzale non gli fanno mancare. Sembra che le flebo gli siano state messe al collo per lascirargli braccia e mani libere di parlare assieme alla lingua e di sfogliare pagine e di vergare qualche comunicato di fuoco, come quello contro il diessino Folena e i suoi progetti di riscrivere il codice penale. Quindi la domanda appare inevitabilmente idiota a un uomo che alle ragioni della politica ha piegato tutte le altre, comprese quelle del corpo e della salute: il Palazzo lo segue anche da qui? La faccia di Pannella si atte

ggia a disgusto: "E' un cesso. Solo un cesso". La situazione è di nuovo instabile, cosa ne potrà venir fuori? "E cosa può venir fuori dai cessi?...". Abbandoniamo l'argomento, anche perché di Marco c'è, fresco fresco, l'intervento sul periodico "Terzo Stato", in cui sentenzia: "Questo regime non si riforma, si abbatte". E propone oltre alla confisca dei beni dei partiti "l'allontanamento dei loro attuali dirigenti da qualsiasi funzione pubblica per un decennio". Ma almeno - riattacchiamo - la raccolta delle firme per il referendum antiproporzionale è una battaglia vinta... "E' un fatto che mi ha lasciato del tutto indifferente. Tanto, la Corte costituzionale non lo farà passare". Sicuro? "Farà senz'altro quello che vogliono gli amici di Tonino, D'Alema e Scalfaro". Che però lo hanno lasciato fare... "Sì, per un po', ma poi, in un modo o nell'altro, se lo giocheranno". Pannella sembra sopraffatto dal disgusto e dalla piega della conversazione: "E adesso smamma", ingiunge. Non senza lasciare il tempo ai saluti

e agli auguri, animati dalla certezza che lo rivedremo assai presto su piazza, il "profeta disarmato", l'alfiere delle cento battaglie civili che, proprio nei giorni scorsi, mentre faceva preoccupare tutti per la sua sorte, ha visto sancire a Roma l'istituzione di quel Tribunale internazionale per i crimini contro l'umanità che, più di ogni altro leader europeo, ha fermissimamente voluto. Usciamo nel corridoio, dove, nel Policlinico dai mille problemi, finisce il refrigerio dell'aria condizionata. Una famigliola è in attesa per un congiunto ricoverato nello stesso reparto, si avvicina e chiede: "Come sta Pannella?". Meglio. Ed è un sospiro di sollievo. Sincero.

 
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