[Unione Sarda 13 agosto 1993]Dunque: inchiesta inutile. Criminalizzazione di una persona onesta. Sua successiva, conseguente morte. E più grave il reato ipotizzato nei confronti del dottor Lombardini, o è più grave aver condotto un interrogatorio spettacolare, sproporzionato, sotto i riflettori con le tragiche conseguenze di questo suicidio che ha le stesse caratteristiche di denuncia del suicidio di Gabriele Cagliari. Con una differenza Lombardini era innocente. A suo carico soltanto l'eccesso di zelo per aver tentato di salvare Silvia Melis al di là delle regole che impediscono a un familiare di pagare il riscatto. E questo perché? Perché nel corso di vent'anni, di più di vent'anni Lombardini si era occupato di sequestri di persona. Aveva individuato decine di criminali i quali oggi, quelli che sono ancora in carcere, godranno della sua morte. Esiliato, isolato, scavalcato, Lombardini pensa di poter essere utile per le conoscenze maturate in tanti anni. E quindi si mette in mezzo. Come Niki Grauso, desideroso di essere ammirato come u
n eroe liberatore. Nient'altro. D'altra parte per ricostruire questa incredibile vicenda c'è un elemento chiave.
L'accusa ipotizzata dai magistrati di Palermo nei confronti di Lombardini è quella di estorsione. Estorsione nei confronti di Tito Melis. Il quale dichiara di non aver sborsato una lira. Manca l'elemento fondamentale: la denuncia di parte. Melis non ha lamentato estorsioni. Anzi, ha in diverse occasioni, difeso Lombardini e Grauso. Allora. E allora è così grave il reato da coinvolgere con uno spiegamento di forze senza precedenti, umiliando a Cagliari Lombardini e non come dice il procuratore di Palermo facendogli un atto di cortesia, umiliandolo a casa propria con un gruppo di magistrati assolutamente sproporzionato.
E come arrivano questi magistrati a Cagliari. Naturalmente con un aereo che lo stesso Tg3 chiama "personale" che noi chiameremmo "privato" e che in realtà è un aereo di Stato, pagato dai cittadini per consentire a cinque magistrati che fanno un'inchiesta inutile di andare a Cagliari per criminalizzare una persona onesta.
Tutta la vita contro i sequestratori, tutta la vita a caccia dei delinquenti, tutta la vita (e forse anche forzando lui stesso i codici) contro chi taglia orecchie e uccide, sequestra per mesi o anni; e quello stesso il grande investigatore, capace di imprese formidabili, assimilato ai delinquenti, assimilato ai sequestratori. A Cagliari. Ce n'è abbastanza per capire la prostrazione, il ribaltamento, e per tempi lunghi, di valori e del senso stesso di una vita. Ecco le non imperscrutabili ragioni del suicidio. Ecco l'effetto di una causa che è quella di chi con l'arroganza del potere quella che un tempo era dei politici, arriva come un super sceriffo a Cagliari e affronta il suo collega trasformato in criminale. Ma giù le mani dai morti. E inverecondo continuare a vedere il magistrato Caselli con il suo gruppo, stretti a rilasciare interviste in conferenza stampa che ipocritamente vengono fatte senza la registrazione video ma con la registrazione sonora a cui viene poi in televisione sovrammessa una fotogra
fia della scena. E inverecondo sentire ancora le parole di chi con un'azione inaccettabile senza fondamenti e ragioni per un reato inesistente invece di preoccuparsi come è accaduto anche a Palermo di ricercare i veri criminali stabilisce che il criminale è il magistrato che come in maniera formidabile ha dichiarato al Corriere il dottor Pintor, è andato di persona a cercare i sequestratori. E stato uomo d'azione. Non è accettabile sentire che l'interrogatorio è stato sereno. Sarà stato anche sereno ma Lombardini è morto. Odiosi privilegi, società dello spettacolo che rende eroi taluni e tiene nell'anonimato altri magistrati, privilegi per i quali l'inchiesta si deve svolgere non a Palermo ma a Cagliari con dispendio di denaro pubblico senza ottenere il risultato di catturare i sequestratori di Silvia Melis.
Cercando addirittura di ritardare l'interrogatorio del dott. Grauso come è accaduto nei giorni scorsi perché i magistrati, arrivati da Palermo, devono mangiare. E quindi rimandano di cinque ore l'incontro con Grauso che se ne va. Sono questi comportamenti intollerabili. Ma c'è un limite all'esibizionismo. C'è un limite all'ostentazione di forze in difesa della giustizia. E questo limite è la morte. Di fronte alla morte il dottor Caselli avrebbe dovuto tacere. Avrebbe dovuto sentir salire dentro di sé la vergogna. Ma Caselli non conosce vergogna. Difende ancora la sua inchiesta come ha difeso quella violenta contro Musotto, il presidente della provincia costretto a dimettersi e poi rieletto e per il quale invece di astenersi da ulteriori inutili indagini Caselli ha proposto appello. Ancora soldi inutilmente spesi. Ancora inchieste senza fondamento. Ancora esibizione di decine di uomini di scorta con mitra, pistole per difendere chi incrimina persone oneste. Non c'è possibilità di confronto morale tra i giudi
ci Lombardini, il giudice Pintus e Caselli. I primi due appartengono alla categoria dei magistrati che cercano i criminali. Il secondo appartiene alla categoria moderna che è quella per la quale chiunque è sospettabile perché l'inchiesta possa mostrare tutta la sua potenza. I miliardi spesi per intercettazioni, controlli, scorte, aerei privati, tutti gli odiosi privilegi rinfacciati per anni alla classe politica. Questi sono gli strumenti con i quali si muove la Procura di Palermo e i risultati nulla. Qualche morto. Qualche innocente arrestato. Politici costretti a dimettersi. E allora l'unica soluzione è quella di stabilire che i responsabili di tali comportamenti debbano essere processati. Non ha senso processare Lombardini, Grauso e Piras, per un'estorsione che non c'è. Ha senso, invece, che la Procura di Cagliari e il ministro Flick aprano un'inchiesta sui metodi della Procura di Palermo, gli effetti devastanti di queste inchieste spettacolari. Non c'è altra strada. Chi ha portato un uomo ad uccidersi no
n può essere lasciato a dichiarare: "Si è trattato di un'interrogatorio sereno": deve essere egli stesso interrogato, processato e condannato, il tribunale si deve occupare dei crimini veri non dei crimini fantastici, le inchieste inutili devono essere abbandonate. Devono essere dimenticate. Non si può continuare a spendere denaro pubblico per azioni giudiziarie senza fondamento. Questa volta il crimine c'è. Siamo di fronte ad un'azione spettacolare, condotta con mezzi straordinari senza alcuna ragione stabilendo che chi ha liberato Silvia Melis, che ha salvato una vita umana contro i limiti imposti dalla legge non è un liberatore ma è un sequestratore. Il ribaltamento dei ruoli ha portato Lombardini dopo anni di azioni straordinarie a suicidarsi. Ma questa morte non deve passare senza una inchiesta che stabilisca fino a che punto è legittimo umiliare una persona onesta e portarla a uccidersi. Ci saranno sicuramente più elementi per ottenere la condanna di Caselli di quanti non ce ne siano mai stati per otte
nere la condanna di Andreotti, Contrada o Dell'Utri. Ci saranno sicuramente molti testimoni che dopo mesi di galera ingiusta vorranno indicare nelle richieste e negli arresti di Caselli qualcosa che non ha niente a che fare con la giustizia. Hanno cominciato oggi Niki Grauso e i familiari di Lombardini chiedendo che ai funerali del magistrato non partecipino i magistrati di Palermo. Mi pare un atto di denuncia forte che è anche la conseguenza dello stupro dell'azione spregevole che è consistita dopo la morte di Lombardini nella perquisizione della sua casa. La violenza alla casa di Lombardini l'impossibilità per i parenti di andare loro a prendere un abito per rivestirlo per il funerale è un atto di tale miseria, di tale meschinità che esso stesso, da solo, è la più grave denuncia del comportamento dei magistrati di Palermo.
VITTORIO SGARBI