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Poretti Donatella - 13 agosto 1998
PELLEGRINO: MA I PM TUTTO CERCAVANO TRANNE CHE UNA PROVA DI INNOCENZA

da IL CORRIERE DELLA SERA, giovedi' 13 agosto 1998

di Felice Saulino

ROMA - "No. Di fronte a una tragedia come quella di Cagliari, non me la sento di esprimere critiche a Caselli. Nessuno puo' dire se Lombardini si e' ucciso perche' colpevole o perche' innocente e vittima di un'ingiustizia". Parla Giovanni Pellegrino, avvocato leccese, senatore diessino e presidente della commissione Stragi: "Ma per il bene di tutti, sarebbe il caso di rendere pubblici al piu' presto gli atti dell'inchiesta. Fatto salvo il segreto istruttorio, bisogna sapere che cosa e' successo veramente nel corso di quell'interrogatorio. Che cosa hanno chiesto i cinque pm arrivati da Palermo al "collega" Lombardini, come glielo hanno chiesto. Che risposte hanno ottenuto. Purtroppo siamo di fronte a una tragedia italiana".

In che senso?

"Vede, Clinton non penserebbe mai a suicidarsi benche' il procuratore Starr, a caccia di prove nel caso Lewinsky non gli stia risparmiando proprio nulla. E lo sa perche'? Perche' Starr non e' un giudice, lui rappresenta solo una parte: la pubblica accusa. Voglio dire che anche da noi tutto si sdrammatizzerebbe se i pm non avessero piu' nulla del magistrato terzo, non avessero piu' nulla a che vedere con la funzione del giudice. Ma assumessero anche formalmente il ruolo che nei fatti hanno gia', quello di parte: di pubblica accusa. Invece...".

Invece?

"Nel pieno dell'indagine della Procura sui rapporti tra i carabinieri e il potere mafioso andai a Palermo ed ebbi subito l'impressione che chi indagava non aveva piu' nulla del magistrato terzo. Lo avvertivi, lo sentivi nell'aria lo spirito che animava quell'inchiesta: un afflato da potere religioso che si preoccupa solo di punire gli eretici".

Anche nell'indagine su Lombardini lo spirito era lo stesso?

"Come si fa a dirlo? Comunque di una cosa sono certo: che i cinque magistrati arrivati da Palermo sotto la guida di Caselli a tutto pensavano tranne che a cercare una prova, una sola prova d'innocenza per l'accusato. Intendiamoci: non e' un'accusa alla Procura di Palermo. + solo la constatazione, con elementi di prova purtroppo legati a una tragedia, che il nostro sistema giudiziario non regge. Per la semplice ragione che non puo' reggere con l'attuale assetto: il pm e' e deve essere anche da noi cosa completamente diversa dal giudice".

Ma il suo partito sulla giustizia oscilla sempre.

"No, negli ultimi tempi c'e' stata una grande maturazione. Le posizioni dei cosiddetti giustizialisti e dei cosiddetti garantisti si sono molto avvicinate. Io, per esempio, non avverto piu' quel senso di solitudine che avvertivo un tempo. Per capire che cosa sta succedendo, basta andarsi a leggere gli atti degli stati generali sulla giustizia tenuti a meta' luglio a Napoli. Per esempio, la relazione di Pietro Folena, responsabile giustizia del partito rappresenta un grande ripensamento".

Intanto i magistrati temono di perdere l'indipendenza e accusano la classe politica.

"Beh, con le loro dichiarazioni hanno gia' fatto abbastanza danni. Lo sa quando sono saltate le riforme e quando e' finita la Bicamerale? Quando Fini e D'Alema si presentarono all'associazione nazionale magistrati per garantire che non avrebbero toccato il Csm. Per dire che la riforma del Csm era rientrata. E Scalfaro appose il suo autorevole sigillo. Va ricordato: disse di condividere al cento per cento la relazione del presidente dell'Anm Elena Paciotti...".

 
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