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Conferenza Rivoluzione liberale
Radio Radicale Claudio - 30 agosto 1998
Nota al margine

Forse all'amico Barletta é sfuggito che il "mondo statalista" ha ampiamente solevato il capo, dal Giappone (ove si sta discutendo di come far garantire allo Stato le banche in via di fallimento) alla Russia (ove si parla di "nazionalizzazione" delle industrie strategiche). Una più attenta lettura forse sarebbe indispensabile.

Come si suol dire non c'é peggior sordo di chi non vuol sentire:è un Fatto che un terzo dell'economia mondiale é in recessione; è un altro Fatto che l'economia-locomotiva Usa é in fase di rallentamento di ciclo (per carità "di patria" non parlo dell'economia inglese). Il problema all'ordine del giorno é come evitare una Grande Depressione (uno scenario che la Standard and Poor, un covo di "neokeynesiani" come é noto...prevede come possibile con il 20 per cento di probabilità): vogliamo affrontare la Grande Crisi con il protezionismo, le guerre commerciali, l'autarchia oppuire con il riformismo, le intese inter e sovranazioli e l'apertura economica e politica: La prima strada si chiama, in senso lato fascismo, la seconda liberalismo (sociale ed economico).

Ultimo punto: nessuno contesta la bontà di una buona politica di privatizzazioni e di liberalizzazioni; quello che si dovrebbe capire é la "necessità", per lo sviluppo capitalistico, insieme con le liberalizzazioni, di redistribuzioni sociali. Si vuole con ciò parlare di "revisionismo neokeynesiano"? Io in effetti non vedo dove sia il "revisionismo": anche se il solo voler mettere insieme neokeynesimo, base politico-economica della democrazia moderna, con altri "revisionismi" la dice lunga su certi atteggiamenti culturali e mentali e sui pregiudizi ideologici.

 
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